Noi siamo infinito - di Stephen Chbosky (2013)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Pittsburgh, primi anni '90. Charlie è il figlio più giovane della famiglia Kelmeckis, famiglia religiosa ma non bigotta, apparentemente tranquilla e priva di preoccupazioni. Il fratello maggiore, Chris, è all'università con una borsa di studio per il football, mentre la sorella Candace è all'ultimo anno della high school: per Charlie, invece, questo sarà il suo anno da matricola nella stessa high school, ed essendo completamente solo a livello di amicizie, è talmente preoccupato che inizia a scrivere lettere ad un anonimo estraneo. Charlie è timido, sensibile, ha un animo intellettuale e poetico, e sa già che non sarà popolare a scuola; la cosa gli creerà dei problemi, questo è sicuro. Inoltre, il suo migliore amico Michael si è suicidato qualche mese prima, e lo stesso Charlie continua ad avere dei problemi di salute mentale in seguito alla morte dell'amata zia Helen, con la quale aveva un rapporto particolare. I genitori, seppur brave ed amorevoli persone, sembrano così distanti.
Dopo aver addirittura fatto il conto su quanti giorni dovrà passare in quell'edificio che ritiene sarà il suo calvario, l'inizio della scuola arriva ed è più o meno come se l'aspettava. Ma fin dal primo giorno un ragazzo dell'ultimo anno, uno dei pochi che sembrano disinteressati ad esercitare il bullismo sulle matricole, attira la sua attenzione. E' Patrick, che pare più interessato a prendere in giro gli insegnanti antipatici. Ad una partita di football della squadra della scuola, Charlie lo avvicina, ed un particolare lo rende immediatamente simpatico a Patrick. Fa conoscenza anche con la di lui sorellastra Sam, un'altra ragazza all'ultimo anno, che però non è antipatica e snob come gli altri. Sono entrambi due outsider: Patrick è gay, e Sam ha un passato da ragazza facile. I due lo portano ad una festa, Sam realizza che Charlie è veramente solo, e lo rendono parte integrante del loro circolo di amicizie, davvero interessante, mentre Charlie diventa in qualche modo amico dell'insegnante di letteratura, il signor Anderson, che lo prende in simpatia e lo "coltiva" con libri importanti ed assegnandogli lavori non necessari ma stimolanti. Charlie pian piano realizza di sentirsi vivo, di rappresentare qualcosa, di essere importante per qualcuno. Ma proprio quando raggiunge l'apice della felicità, qualcosa va storto, ed il passato ritorna...
Ogni tanto mi dimentico di vedere dei film che mi interessano, che "sento" essere notevoli, poi, dopo qualche tempo, piccoli particolari, a volte positivi, a volte morbosi, fanno riaffiorare la voglia, la necessità. Eccomi scoprire quindi che The Perks of Being a Wallflower è diretto dallo stesso autore del libro omonimo (in inglese; apriamo un'ampia parentesi. Il libro è del 1999, ed è stato tradotto in italiano come Ragazzo da parete, brutto ma che ci può stare, anche se lo capiscono solo quelli che conoscono la storia. La traduzione italiana del film, Noi siamo infinito, in fondo riprende la tagline più importante del film, anche se sono convinto che la traduzione letterale L'importanza di essere un ragazzo-tappezzeria sarebbe risultata più accattivante; se vi piace, candidatemi immediatamente al lavoro di titolista traduttore), alla sua seconda regia dopo lo sconosciuto ed introvabile The Four Corners of Nowhere del 1995; Chbosky è anche sceneggiatore, ed ha infatti trasposto il musical Rent per il grande schermo, oltre ad essere stato il co-creatore della serie tv Jericho. Scopro anche che il libro è stato un gran successo, e così facendo quindi vi confesso non solo di non averlo letto, ma di non averne neppure mai sentito parlare. Insomma, detto tutto questo, vi voglio dire che l'unica cosa che non mi è piaciuta di Noi siamo infinito è stata la fotografia: leggermente smarmellata, come usava dire il mitico Duccio in Boris, probabilmente per creare un effetto anni '90, non saprei dire. Il resto è tenerezza, insicurezza, amore adolescenziale di quello che, come sapete, a me fa impazzire, il tentativo di omaggiare sia Il giovane Holden, sia Breakfast Club e L'attimo fuggente, senza mai esagerare, rimanendo composti e ricordandosi le dovute differenze. Però Chbosky ci sa fare, con la musica (una colonna sonora che pesca a piene mani in quel periodo a cavallo tra gli '80 e i '90, davvero notevole), e con le storie, con questa in particolare, che riesce a parlare di depressione e malattia mentale insieme ad, appunto, amori adolescenziali, senza dimenticare le molestie domestiche, il tutto con una ammirevole leggerezza dark. E non dimentichiamo l'omaggio al Rocky Horror. Sinceramente, ho avuto la tentazione di dargli 4 su 5; come che sia, rischia di finire nella mia personale top ten del 2013.
Il cast di giovanissimi è a dir poco straordinario. Il protagonista Charlie è Logan Lerman (Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, anche lì era protagonista ma io non l'ho visto, sorry), ed è davvero bravo, così come Emma Watson (Sam); con questo film mi concilio definitivamente con lei, che, vista nel primo Harry Potter, mi aveva fatto allontanare da quella saga a causa dell'antipatia del suo e degli altri personaggi protagonisti. Ma, rivista in Marilyn, seppur in una parte marginale, aveva assunto tutta un'altra prospettiva (compresa quella della figaggine).
Lascio per ultimo Ezra Miller (Patrick), perché secondo me, se consideriamo che il ragazzo (che si autodefinisce queer) ha vent'anni (all'epoca di questo film 18), e le sue prestazioni passate (..e ora parliamo di Kevin, Californication 2, City Island, Afterschool), dobbiamo ammettere che è innegabilmente destinato alla grandezza.
Ci sono anche Dylan McDermott (papà Kelmeckis), Kate Walsh (mamma Kelmeckis), Nina Dobrev (Candace) in libera uscita da The Vampire Diaries, Paul Rudd (il signor Anderson), addirittura Joan Cusack in un breve cameo (la dottoressa Burton). Due curiosità: la zia Helen è interpretata da Melanie Lynskey, compagna di Kate Winslet in quel culto che fu Creature del cielo, ed il signor Callahan, l'insegnante preso in giro da Patrick, è impersonato da Tom Savini, noto soprattutto come truccatore ed effettista speciale, collaboratore di George A. Romero.
3 commenti:
io ti candido al lavoro di titolista -traduttore! di questo film infatti mi è piaciuto tutto eccetto la traduzione del titolo! :-)
Come si finisce a vedere un film che dal trailer sembrava una cagata liceale? Grazie a un amico che dice "da vedere" sul suo blog.
Bel film, non me lo aspettavo.
bene!! sono molto contento!
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