En la ciudad sin lìmites - di Antonio Hernàndez (2002)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Vìctor, ricercatore spagnolo emigrato in Argentina, dove si è fidanzato con la bella Eileen, torna in Europa, precisamente a Parigi. Il padre Max, fondatore dell'azienda di famiglia, per la quale si è già naturalmente aperta la lotta fratricida, è gravemente malato, e la moglie Marie, di origini francesi, lo ha fatto ricoverare in un'esclusiva clinica parigina, diretta da un primario di fiducia. Dopo aver abbracciato la grande famiglia, fratelli, sorelle, cognati, cognate, nipoti, e "sopportato" le feste che tutti questi riservano, oltre che a lui, alla fidanzata, finalmente vede il padre, in clinica. Lo trova spaesato, quasi assente. Pian piano, realizza che Max non sta volontariamente prendendo le medicine, e sta cercando disperatamente di scappare dall'ospedale, credendolo una prigione di lusso. E' convinto che tutti i familiari stiano tramando contro di lui, ed è deciso a rintracciare un tale Rancel. Barcamenandosi tra i familiari, e pure attraverso una vecchia storia che minaccia il suo rapporto con Eileen (Vìctor ha avuto una relazione con Carmen, la moglie del fratello Alberto), si decide ad aiutare il padre, vuole capirci qualcosa, è convinto che dietro l'apparente demenza, si nasconda una parte importante del passato del vecchio, passato sul quale lui e la madre hanno sempre glissato. Sarà una strada lunga, e non ha molto tempo. Vìctor scoprirà che...
Film atipico, questo di Hernàndez, regista a me sconosciuto fin'ora, lungo, complesso, basicamente drammatico ma in lunga parte recitato con toni quasi da commedia, dai quali si astiene solo il personaggio di Marie, interpretato dalla sempre algida Geraldine Chaplin. Una bella storia (spoiler alert!) di omosessualità negata o repressa, fate voi, che si intuisce solamente nel finale, e che rende il film altamente drammatico. L'intreccio "costringe" il figlio meno interessato all'eredità (Vìctor, interpretato da un ottimo Leonardo Sbaraglia, attore che chi segue fassbinder conoscerà almeno di nome, argentino che ha lavorato anche in Spagna, appunto, e perfino a Hollywood - Red Lights), ad immergersi in una delle pagine dolorose della Spagna, quella della guerra civile e dell'esilio. Il film, un po' troppo lungo, indulge probabilmente troppo su alcune storylines poco interessanti e tutto sommato irrisolte (la storia di Vìctor e Carmen), quando poteva sicuramente risultare più snello e dinamico.
Da segnalare, nel cast, l'altra argentina Leticia Brédice (Eileen), vista in Nove regine e famosissima in patria, e il grande Fernando Fernàn Gòmez nella parte di Max.
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