No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130604

dietro i candelabri

Behind the Candelabra - di Steven Soderbergh (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)



Wladziu Valentino Liberace, nato a Milwaukee, Winsconsin nel 1919, da madre polacca e padre italiano, fu un pianista virtuoso che fuse la classica con il pop e creò un personaggio, il suo, stravagante, eccessivo, vistoso, che andava in scena nei suoi show, pirotecnici, carichi, divertenti, molto gay visti col senno di poi: decisamente un antesignano, se non L'antesignano, di Elton John, probabilmente molto più talentuoso. Ebbe un enorme successo, soprattutto negli USA, tra gli anni '50 ed i '70, e guadagnò moltissimo. Cattolico e conservatore, a dispetto della sua omosessualità, negata fin dopo la sua morte, e della sua predilezione ad accompagnarsi a uomini molto più giovani di lui, qui in questo film ci viene raccontato tra il 1977 e la sua morte, avvenuta nel 1987 per complicazioni derivate dall'AIDS; il racconto si basa sul libro Behind the Candelabra: My Life With Liberace, scritto da Scott Thorson con l'aiuto di Alex Thorleifson. Thorson, nato nel 1954 e personaggio quantomeno particolare, divenne famoso per aver intentato una causa verso Liberace, dopo la loro rottura: convissero per cinque anni, all'incirca dal 1976 al 1982, dopo la causa per palimony si accordarono nel 1986, e si riconciliarono poco prima della morte del musicista. Richard LaGravenese ha adattato queste memorie, e Soderbergh, le ha fatte diventare un film spassoso e al tempo stesso piuttosto triste (pensate solamente al fatto stesso della negazione dell'omosessualità dell'artista, fino all'ostruzionismo sull'autopsia; i nostri tempi, che hanno "permesso" il coming out postumo, sono positivi, almeno per qualcosa. Il paradosso viene subito dopo).

Lo stesso Soderbergh, del quale ogni nuovo film si dice che debba essere l'ultimo, ha sostenuto che aveva pensato questo film per il cinema, ma che, nonostante i tempi, nessun distributore ha voluto farsene carico, perché considerato "troppo gay". Ecco quindi la decisioni di rivolgersi ad HBO, che non ci ha pensato troppo. Presentato all'ultimo Festival di Cannes, e trasmesso appunto da HBO cinque giorni dopo (fine maggio 2013), in effetti Behind the Candelabra è un film scoppiettante, gayssimo, che ci svela (confesso che lo avevo sentito nominare si e no due volte) un personaggio decisamente in anticipo sui tempi, girato senza risparmiare e con uno stile che si adatta alla storia senza esagerare (c'è già la storia stessa che ci pensa), ma che non trascura nessun dettaglio, e soprattutto, si avvale di un cast superlativo tutto in grandissimo spolvero.
Detto delle ottime prove, seppur marginali, di Scott Bakula nella parte di Bob Black, e di Dan Aykroyd in quella di Seymour Heller, un applauso va a Matt Damon, che interpreta Scott Thorson, e devo dire che la parte gli va a pennello, ma un ovazione va a "gallina vecchia fa buon brodo" Michael Douglas, che nei panni di Liberace rilascia una prestazione che sarà sicuramente presa in considerazione quantomeno per gli Emmy. Davvero eccezionale, visto in lingua originale, perfino il suo lavoro sulla voce e sull'impostazione. Da non sottovalutare anche Rob Lowe, che qui nei panni del dottor Jack Startz mette in scena, con pochissimo minutaggio, un personaggio che sembra una versione anni '70/'80 del suo Eddie Nero di Californication: spassoso con pochissimi tocchi. Un film che avrebbe decisamente "meritato" le sale cinematografiche.

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