In Trance - di Danny Boyle (2013)
Giudizio sintetico: da evitare (1/5)
Londra. Simon Newton è un banditore d'aste, e lavora per una grande casa d'aste. Durante la vendita del Volo di streghe di Goya, rimane coinvolto nel furto dello stesso quadro da parte di una banda di malfattori capitanata dal francese Franck (si, è scritto così). Nonostante le procedure, che invitano i dipendenti della casa d'aste a non fare gli eroi in caso di furto ("un'opera d'arte non vale una vita umana"), Simon tenta di fermare Franck e rimedia uno sganassone che lo manda quasi in coma. Quando esce dall'ospedale, tempo dopo, torna a casa e la trova devastata.
Scopriamo quindi che Franck ed i suoi scagnozzi conoscono Simon. Anzi, Simon era loro complice. E si è fregato il quadro. Il problema è che non si ricorda dove lo ha messo.
A quel punto, visto che la tortura non funziona, Franck e i suoi decidono di mandare Simon, ben controllato, da una ipnoterapeuta. Simon sceglie Elizabeth Lamb, una bellissima dottoressa, che sembra poterlo aiutare a ricordare.
Tralasciando di commentare la parabola artistico-professionale di Danny Boyle, i cui massimi sono, a mio giudizio, Piccoli omicidi tra amici, Trainspotting e The Millionaire, e limitandoci esclusivamente a questa nuova uscita, con la quale, tra l'altro, ho dato il via alla stagione 2013/2014 (e sarà per questo che son più cattivo), potremmo tranquillamente liquidare In Trance (in originale Trance, parzialmente basato su un omonimo film tv inglese) descrivendovelo come un film esteticamente accattivante, ma completamente vuoto. Un po' la brutta copia di Inception, In Trance, che si fa bello anche di un cast, appunto, di belle e bellocci (che però, come si dice, recitano al minimo sindacale, gigioneggiando per quasi due ore), è un film perfino paradossale: dal ritmo serrato, Boyle del resto ormai lo conosciamo bene, riesce ad annoiare da tanto è inconcludente. Quando si sussulta per il peana alla figa rasata (l'unica nota positiva del film, chi mi conosce sa che sono un cultore del tema, e, al contrario di Hank Moody, un estimatore della patata glabra), o ci si trova a solidarizzare contro la violenza delle donne (tema reiterato nel finale), ci si trova, esattamente mezzo secondo dopo, a domandarsi che cazzo c'entravano quei temi con un film che inizialmente pareva una qualsiasi caciara di Guy Ritchie. Non che il resto del film avesse un tema, un filo conduttore: In Trance è un film-matrioska mal riuscito, dove Boyle fa agitare sullo schermo Vincent Cassel (Franck), James McAvoy (Simon) e la perennementefiga Rosario Dawson (Elizabeth), mentre lui mette in mostra tutta una serie di riprese della serie "guardate come sono ganzo", che però non servono a niente. Il tempo di arrivare all'auto, e avrete già dimenticato un film sui ricordi. Più che paradossale, sembra un "colmo".
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