Sgombriamo il campo dagli equivoci: non è un post di cucina. E lo so che sembra che prenda qualcuno per stupido, ma la reazione generale ad un viaggio in Macedonia è quantomeno sorpresa. Sono stato nella Repubblica di Macedonia, conosciuta anche come FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia), denominazione provvisoria acquisita nel 1993 al momento del suo ingresso nell'ONU, a causa della disputa con la Grecia a proposito del nome ed altro, come potete leggere nel link a Wikipedia.
Figuratevi, che perfino qualche macedone, domandandomi se ero lì per turismo o per lavoro, si stupiva che avessi deciso di fare un giro, per una settimana addirittura, nel loro paese. C'è da dire che tutto questo fa parte della scelta: cosa c'è di meglio di stupire gli altri con decisioni anticonformiste? L'amico Robi, che per primo coniò per me la definizione di eccessivamente (o forzatamente, non ricordo bene) anticonformista, ci aveva visto lungo.
C'è sicuramente anche questo, che ha influito nella decisione. C'è che è da un po' di tempo che ho voglia di Balcani, c'è che circa un anno fa (non ne avevo mai sentito parlare prima, colpevolmente) ho letto un bell'articolo che magnificava le acque limpidissime del lago di Ohrid (Ocrida in italiano), c'è che ho cominciato ad immaginarmi un viaggetto da quelle parti, studiando la mappa del Touring Club e la Lonely Planet.
Sarebbe lunghissima da raccontare, limitatevi ad alcune sottolineature nei post dei giorni precedenti: dopo aver già fissato gli alberghi per le sette notti macedoni, e prenotato l'auto a noleggio all'aeroporto Alessandro Magno (e come si doveva chiamare, sennò? Ma, attenzione, c'è un altro aeroporto che è intitolato al grande manfruito, e naturalmente è in Grecia) di Skopje, sono andato a partire, pensate un po', dall'aeroporto Canova di Treviso, con la compagnia Wizz Air, con la quale avevo volato già altre volte in Polonia, e con la quale, vi confesso, continuo a trovarmi piuttosto bene.
Come spesso accade, c'è un prologo. Ho colto l'occasione per partire un giorno prima, e "rendere" la visita a Nick e Cristina, che erano venuti a trovarmi in agosto. Abitano a Cittadella, che non avevo mai visto e che mi ha sorpreso da tanto è carina. L'ho presa quindi con molta calma, perché lo so che vi sembrerò ripetitivo, ma il tempo passa e il mio fisico, lo so bene, non può più permettersi di fare cose che vent'anni fa avrebbe affrontato senza problemi. Quindi in macchina verso Cittadella nel primo pomeriggio, arrivo per l'ora dell'aperitivo, installazione in albergo, passeggiata, cena, a letto presto. La mattina dopo, con tutta la calma del mondo (che non riesco mai ad avere, perché mi dico, pensate un po', ma anche 'sta gente deve lavorare, prima lascio la camera meglio è), e perdendo tutto il tempo che posso, arrivo con un'ora d'anticipo al parcheggio che avevo prenotato, a 300 metri dall'aeroporto (non importa che ve lo dica: su internet, oggi, si trova davvero di tutto). Attesa all'aeroporto, per me la prima volta a Treviso, ingannata con un panino, chiacchiere di circostanza con il personale, siparietto per uscire e andare a fumare una sigaretta passando quindi due volte dai controlli, tutti molto gentili. La cosa comincia a farsi interessante all'imbarco. Naturalmente, tanti macedoni che tornano a casa. Lo sapete, che sono in tanti a lavorare in Italia. Famiglie intere, perfino. Bambini vestiti diciamo "all'occidentale" che parlano perfettamente italiano e che con la madre parlano forse albanese (suppongo, visto che il 25% dei macedoni è di origine albanese e parla albanese, e perché il 33% è musulmano, e le madri in questione avevano il capo coperto), pochi turisti, qualcuno che va per lavoro. Per la cronaca, con Wizz Air così come con Ryanair si può comprare la priorità all'imbarco, così come si può prenotare il posto; la prenotazione del posto dà diritto automaticamente alla priorità all'imbarco. Con Ryan però si sceglie esattamente il posto, mentre con Wizz si sceglie una delle prime due file, e così sia. Ma Wizz, a differenza di Ryan, che da molti viene considerata senza cuore, dà la priorità all'imbarco ai bambini sotto ai due anni e ai relativi accompagnatori. Tanto vi dovevo, per la cronaca (come dite? ovvio che ho prenotato il posto). Volo liscio, meno di un'ora e mezzo, bella giornata, cielo chiaro e sotto lo spettacolo dei Balcani e dell'Adriatico non italiano. Mentre l'aereo scende verso la pista di Skopje, vedo una stazione di servizio sull'autostrada, e la mia mente semi-autistica immagina che quella sarà la stazione di servizio dove farò il pieno all'auto a noleggio, per ritornarla col serbatoio pieno. Sbarco, controllo (sommario) passaporti, ufficio dell'AVIS noleggio, scartoffie, cambio un po' di moneta all'ufficio postale (consigliato dal pacioccone impiegato AVIS) mentre mi portano l'auto. L'aeroporto, che avevo letto aver vinto un premio nel 2012, è nuovo, ed effettivamente carino, poco frequentato, ben tenuto, fa una bella impressione. L'accento inglese dei macedoni è marcatissimo, mi sento un mother tongue nei loro confronti. Fari accesi anche di giorno, già sapevo; l'auto che mi consegnano è un upgrade rispetto a quello che ho prenotato e pagato. E' diesel, berlina tre volumi, non so quale cilindrata ma scoprirò con motore anche discretamente performante, ed è una Fiat modello Linea, un auto che non avevo mai visto e della quale ignoravo l'esistenza (ora che leggo la scheda Wikipedia, in effetti, è una Grande Punto a tre volumi). Vabbè: parto. Rotatorie, autostrada, ho scelto il bassissimo profilo, ho prenotato esattamente a Petrovec, in pratica il centro abitato (piccolo) più vicino all'aeroporto. Il tipo dell'AVIS mi ha spiegato, ma subito dopo una curva vedo il casello per il pedaggio e non mi accorgo che l'uscita per Petrovec è sulla destra, un'altra uscita. Anzi, me ne accorgo ma sono già oltre. E qui, faccio la manovra che odio di più veder fare agli altri. Mi fermo, quattro frecce tra una corsia e l'altra, aspetto che non arrivi nessuno, e ingrano la retromarcia, sperando che non mi veda nessuno, soprattutto la polizia. Missione compiuta, senza danni. Imbocco l'uscita. Ponte, entro nel villaggio, credo di non fargli torto definendolo così. Qualche auto, bambini che scorrazzano, due sole strade, barrocci. Si, siamo in Macedonia. Il Motel Livija (non ditelo al mio co-blogger) non dovrebbe essere difficile da trovare. E infatti. Il parcheggio c'è, la proprietaria mi riceve sorridente e mi invita a parcheggiare sul retro; la stanza è grande, mezza vuota, essenziale. Dà sul tetto, e la mattina dopo dall'abbaino vedrò questo spettacolo:
Non è niente di che, ma mi metterà di buon umore. Sono le 17 passate, lavo maglia e calzini, tendo alla meglio, lo spazio non manca. Domando per mangiare qualcosa a cena, non ci sono problemi, pizza, ma più tardi. Ok. E vediamo com'è 'sta pizza. Mi riposto, studio l'itinerario, lascio qualcosa al caso, guardo la tele, comincio a leggere uno dei tre libri che mi sono portato, e m'intriga subito, è adatto. Scendo verso le 19,30 ma sempre la proprietaria mi dice "più tardi, ti chiamo io". Comincio ad avere fame, scendo dopo oltre mezz'ora e, solo soletto nella sala che dà sulla strada, il marito della signora mi porta la pizza che non riesco a capire se è di quelle surgelate o no, scherzando sul fatto che sono italiano e che mangio la pizza in Macedonia. Come dargli torto. Chiedo una birra (pivo) locale. Ecco la Skopsko.
E' buona, si merita una foto. Caffé, sigaretta fuori. Ci siamo. E' cominciata. E' una nuova avventura. E sono solo con me stesso. Farò a modo mio, con i miei tempi. E quindi, mi ritiro nelle mie stanze. Domani, direzione Mavrovo.
3 commenti:
sarò ripetitivo ma già sai. stima. solo stima.
ma grazie Mazza. anzi, mi scuso per non essere passato, ma non mi tornavano gli orari. sarà per la prossima.
se ci si organizza vengo a trovarti un sabato o una domenica. sempre perché non ci si ha una fava da fare.
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