No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130905

la vita acustica

The Life Acoustic - Everlast (2013)

Whitey Ford, ops, Erik Francis Schrody, conosciuto come Everlast, non è che, come si dice un po' troppo spesso (almeno io), "è tornato", sono io che, casualmente, mi sono accorto dell'uscita del suo ultimissimo album appena pochi giorni dopo, cosa che non mi accade spesso. Infatti, il 27 agosto è uscito The Life Acoustic, a due anni di distanza circa dal precedente Songs of the Ungrateful Living, disco che mi sono completamente perso (ma che, eventualmente, conto di "recuperare" per parlarvene), a differenza di Love, War and the Ghost of Whitey Ford, del quale vi parlai.
Ora, nonostante il suo nome non dica niente a molti, purtroppo, Everlast fu un componente fondamentale degli House of Pain, curioso combo hip hop formato da due statunitensi di origini irlandesi (appunto Everlast e Danny Boy) e un DJ, DJ Lethal, statunitense di origini lettoni, poi "confluito" nei Limp Bizkit. Si, è proprio come vi ricordate: gli HoP sono quelli di Jump Around.
Ecco, dopo tre dischi e un greatest hits, Everlast si dedicò alla carriera solista; dopo il debutto del 1990 Forever Everlasting, ancora sui binari dell'hip hop, il secondo Whitey Ford Sings the Blues, registrato otto anni e un infarto dopo (il ragazzone ha pure una delle due figlie con la fibrosi cistica, pensate), fu un grande successo soprattutto negli USA, e cominciava a mescolare il rap con il blues rock. Molti ricorderanno anche Put Your Lights On, nel 1999, uno dei singoloni di Supernatural, di Santana, pezzo fondamentalmente di Everlast, anche nello stile, dove lo straordinario chitarrista messicano suonava uno dei suoi enormi assoli.
Bene, questo The Life Acoustic, nonostante contenga pochissime cose originali [in realtà nessuna, visto che dieci pezzi su dodici sono remake semi-acustici di suoi pezzi già editi (compresa una versione incredibile di Jump Around acustico-reggae), e gli altri due sono due cover, Children's Story di Slick Rick e Grandma's Hands di Bill Withers] è un po' summa un po' no, del percorso di Erik
Chitarre acustiche anche piuttosto virtuose, qualche tastiera, un po' di piano, interpretazioni sentite e vibranti, e quella voce profondissima, roca, evocativa, usata sempre meglio, ci dice che ormai Everlast non ha più nulla da invidiare ai migliori rock blues singer, e riesce a conquistare con grande semplicità e grandi canzoni: vi basti ascoltare My Medicine, versione del suo featuring del 2008 (insieme a Willie Nelson) per Snoop Dogg (originariamente su Ego Trippin'), o la davvero meravigliosa versione della sua Black Jesus (da Eat at Whitey's del 2000). Country, folk, blues, rock, l'hip hop forse si sente vagamente nell'aria. Pezzi come Stone in My Hand, Lonely Road, Sad Girl o Broken non possono lasciare indifferenti.
Per concludere, oltre ad invitarvi all'ascolto, un'ultima nota personale su Everlast: si è convertito all'islam nel 1996.
Titolo che probabilmente (lo dice Stephen Thomas Erlewine su allmusic.com) richiama The Life Acquatic with Steve Zissou (in italiano Le avventure acquatiche di Steve Zissou) di Wes Anderson, copertina molto molto bella. Molti brani sono "annunciati" seccamente dallo stesso artista, scelta inusuale, come fosse un live. Oggetto strano, che lascia il segno. Ev'rybody jump around.

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