Lunedì 19 giugno
Eccomi quindi all'aeroporto dedicato al grande Vàclav Havel, poeta scrittore e drammaturgo prestato alla politica, dapprima da militante contro la dittatura, in seguito come unico possibile Presidente della neonata Repubblica Ceca al momento della scissione dalla Slovacchia (non conoscendo troppo bene la storia di quei paesi, ricordo di averlo conosciuto tramite alcuni fondi sulla prima pagina di Repubblica, e innamorandomi immediatamente del suo modo di scrivere), ovviamente l'aeroporto di Praga, dal quale mi imbarco per Bruxelles. Arrivato a Zaventem, Bruxelles, le cose da fare sono pranzare e attendere un altro aereo per Lione, ancora con la Brussels Airlines. Per non tornare al ristorante italiano testato venerdì, con buoni risultati tra l'altro, e non avendo voglia di cucina giapponese (c'è un ristorante giapponese che mi tenta da molto tempo, dentro l'aeroporto), opto per Quick, il McDonald's belga, del quale vi ho già parlato. Tutto questo dopo aver ritirato il bagaglio, aver rifatto il check in automatico e aver imbarcato di nuovo il bagaglio, sempre automaticamente, aver ripassato i controlli. Avendo molto tempo tra un volo e l'altro, non ho avuto voglia di chiedere la possibilità di "combinare" i voli, avendoli comprati separatamente. Quindi, approfitto del duty free per comprare la classica scatola di cioccolatini da portare in ufficio, e anche per comprare un barattolino di crema di speculoos, che mi capita improvvisamente davanti agli occhi, e mi dà un'idea probabilmente poco sana, dato che vi ho già spiegato quanto questa cosa dia dipendenza. Ci scherzo sopra pure con l'addetta alla cassa. Dopo di che, via con l'hamburger e patatine di Quick. A quel punto, non resta che bersi un caffè, farsi una passeggiata fino alla stanza fumatori, e attendere pazientemente la comunicazione del gate di imbarco. Comunicazione che tarderà non poco. Il volo, alla fine, viene ritardato di due ore abbondanti, il tutto causa ovviamente uno slittamento dell'organizzazione che ci eravamo dati con il mio capo L, che è "salito" dal paesello fino a Lione in auto, per assenza di voli e "comodità". Per fortuna, diciamo così, il tragitto di L lo aveva portato ad avere un po' di ritardo sul mio orario iniziale di arrivo a Lione, e quindi non mi attende che un'ora. Io inganno il tempo ricaricando cellulari e pc, e guardandomi un episodio di House of Cards 5. Arrivo a Lione che sono le 20 circa, c'è il sole e un caldo bestiale, ci salutiamo con L e saliamo in auto per raggiungere l'hotel dove alloggeremo stasera, il Best Western Charlemagne, dove alloggia anche la moglie di L, anche lei lì per lavoro. Non semplicissimo arrivare ma soprattutto trovare parcheggio, risolviamo pagando 12 euro per parcheggiare alla stazione di Lyon-Perrache, piuttosto vicina, e dove tra l'altro domattina arriverà il nostro collega francese O, colui che ci ha invitato a prendere parte a questa visita ad un cliente che rischia di diventare importante. Usciamo (non senza un certo indugio per orientarci) dalla stazione, ci dirigiamo in albergo, check in, decidiamo di salire in camera velocemente perché C, la moglie di L, non è ancora rientrata e voleva unirsi a noi, scendiamo e alla fine sono le 22 quando ci sediamo al Monna Lisa (scelta obbligata, il più vicino all'hotel, davvero a due passi e ancora aperto) per una pizza, dopo di che, a nanna.
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