Martedì 20 giugno
E' ormai una settimana che sono via da casa. Mi sveglio col sole e scendiamo per colazione, per far compagnia a C che ha impegni mattutini, mentre io e L ce la possiamo prendere comoda. Risaliamo in camera per approntare bagagli e scendere per il check out, poi via di nuovo a depositare i bagagli in auto, e ad attendere O che arriva con il TGV. 5 minuti di ritardo, saluti e convenevoli, si sale in auto e via verso la località di Saint-Just-Saint-Rambert, non lontana da Saint-Etienne, dove appunto si trova questo cliente. Un'ora e mezzo circa di auto, guida sempre L, uno a cui piace davvero tanto guidare, perfino più che a me, e siamo quasi puntuali per l'appuntamento. Riunione con tre persone (un manager e due ingegneri di produzione), tutta in francese e su temi tecnici, me la cavo discretamente ascoltando, capendo quasi tutto, e parlando il minimo indispensabile, poi visita alla linea di produzione (tutto personale molto giovane, ragazzi e ragazze), tutto per noi interessante, dopo di che pranzo alla vicina Brasserie de l'Industrie, pieno di persone, prezzi modici con molte varianti di menù a prezzo fisso, tutti soddisfatti ci salutiamo all'uscita, e ognuno per la sua strada. Si torna verso Lione riflettendo sull'incontro, e si pensa a cosa possiamo fare come strategia commerciale ma soprattutto, noi dal punto di vista produzione e logistica. Non sarà facile, i nostri mezzi sono abbastanza limitati, ma il cliente ha chiaramente espresso la volontà e la disponibilità ad acquistare il nostro prodotto. Vedremo. Si entra in città, una città semi deserta come solo le grandi città possono essere in estate piena (ma siamo solo a giugno...), e accompagniamo O stavolta alla stazione di Part-Dieu, salutandoci. Qualche incertezza sulle rotatorie, ma riusciamo, abbastanza velocemente, ad uscire da Lione e metterci in direzione Italia. Sono le 15 passate da poco, e dovremmo farcela ad arrivare prima di mezzanotte dalle nostre parti: io ho l'auto all'aeroporto di Pisa, e L, teoricamente, ma non obbligatoriamente, deve riconsegnare l'auto alla Stazione Marittima di Livorno. Appena in direzione, ci fermiamo per un caffè ad una stazione di servizio. Sorprendente l'uso di macchinette per le bevande, il ristorante apre solo ore pasti, ma angolo lettura e relax. Qua alcune foto di affissioni che mi hanno colpito molto: la prima a proposito dei picnic, la seconda di suggerimenti in caso di attentati.
Qua invece una visione dell'area di sosta con le pre-Alpi francesi sullo sfondo.
E quindi, via verso il Frejus, cercando di evitare multe, come la volta scorsa in novembre. Giornata splendida, la strada che scorre e la guida sicura di L, le chiacchiere in libertà su tutto lo scibile umano e, ovviamente, sul lavoro, ogni giorno più stressante ma anche più "sfidante", come si usa dire ultimamente. Noi finché ce la facciamo, resistiamo. Si arriva al Frejus, pallosetto (70 km/h e 150 metri di distanza obbligatoria rispetto al veicolo precedente) ma è per la sicurezza, si ascolta la radio apposita. Si esce e siamo in Italia, telefonate che si susseguono ovviamente su argomenti di lavoro con colleghi vari, e sono quasi le 18,30, orario di inizio de La Zanzara su Radio 24, ma ancora il segnale non si trova. Poco prima di Torino e della sua tangenziale si comincia a captare, e sono subito risate grasse. Ci fermiamo verso le 19,30 per una sosta tecnica, poi di nuovo verso le 20,30 poco prima di Genova. Mi sovviene che ci eravamo fermati qui anche la volta scorsa. Cena da autogrill con l'aria condizionata da maglioncino, e via di nuovo, per il "circuito cittadino" di Genova (ogni volta che attraverso Genova via autostrada ho questa sensazione), ormai siamo arrivati. Nemmeno due ore e siamo all'aeroporto di Pisa, ci separiamo salutandoci all'indomani, e come sempre, anche questa è andata.
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