No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20170914

Una comprensione più profonda

A Deeper Understanding - The War on Drugs (2017)

Non vi ho mai parlato dei The War on Drugs, una di quelle band delle quali non riesco a comprendere il successo di pubblico e critica. Stavolta, invogliato da una recensione entusiasta di Giovanni Ansaldo su Internazionale, ho (ri)provato ad ascoltare la band di Adam Granduciel, ed ex band di Kurt Vile (lo stile non si discosta molto, infatti), con rinnovata attenzione, in cerca della folgorazione. Folgorazione che, ve lo dico in anticipo, non è arrivata.
Ho letto molte altre recensioni sul disco, durante i vari ascolti. Il punto di ognuna di queste è che i The War on Drugs fanno quel rock americano considerato classico, tra Springsteen, Tom Petty e un poco di Neil Young (non prenderei in considerazione gli arditi accostamenti a Bob Dylan), dandogli una spolverata con i synth, e curando nei minimi dettagli gli arrangiamenti. E' verissimo che soprattutto i pezzi di questo nuovo album sono densi, pieni di strumenti, cesellati a fondo, ed è vero che il tutto suona come un qualcosa di Springsteen modernizzato, ma cantato con la voce di Bryan Adams meno roca. Molti si stracciano le vesti perché in questo disco ci sono molti assoli, altra cosa vera, ma insomma, gli assoli belli sono fatti in un'altra maniera, almeno secondo il mio modestissimo parere. Testi sulla perdita e sul desiderio, e un modo di scrivere le canzoni piuttosto classico, una voce passabile e strumenti ben suonati: l'emozione, sempre secondo me, la troviamo da un'altra parte.



I never talked about The War on Drugs, one of those bands fo which I can not understand public and critical success. This time, enticed by an enthusiastic review by Giovanni Ansaldo on Internazionale, I (re) tried to listen to Adam Granduciel's band, and Kurt Vile's former band (the style does not differ much), with renewed attention in search of an enlightenment. Lightning that, I tell you in advance, has not arrived.
I've read many other reviews on the album during the various listening. The point of each of these is that The War on Drugs make that rock considered classic, between Springsteen, Tom Petty and a bit of Neil Young (I would not consider the daring combinations with Bob Dylan), giving him a sprinkling with the synths, and taking care of the arrangements in the slightest detail. It's true that most of the tracks of this new album are dense, full of instruments, chiseled down, and it's true that everything sounds like something of Springsteen modernized, but sang with Bryan Adams' voice less rough. Many are excited because there are many solos in this record, still true, but in short, the beautiful solos are made in another way, at least according to my humble opinion. Lyrics about loss and desire, and a rather classic songwriting, a regular voice and well-played instruments: the emotion, always in my opinion, is in another place.

2 commenti:

Filo ha detto...

i TWOD non mi dispiacciono, ma entrano in quella categoria di gruppi che "una canzone ok, tutto l'album che palle". Questo nuovo l'ho ascoltato una sola volta e mi sembrava rientrasse nella categoria di quelli precedenti.

jumbolo ha detto...

Per me sono talmente blandi che si, apprezzo delle buone melodie, ma il "boia che palle" arriva leggermente prima.