No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20171227

So Falls the World

Ulver, Botanique, Bruxelles - 16/11/2017

Stavolta l'ho organizzata bene. Sono a Bruxelles per lavoro, e ne approfitterò per farmi un weekend a Stoccolma; stasera ci sono gli Ulver qui nella capitale belga, e ho prenotato all'albergo (convenzionato) esattamente accanto al locale. Curiosamente, scopro all'ultimo momento che in città, sempre per lavoro, c'è anche l'amico con il quale avremmo dovuto andare a vederli al Labirinto della Masone questa estate (non andammo perché lui non poté venire, io per solidarietà me ne andai al mare): ci sentiamo per videochiamata poco prima che io attraversi la strada per entrare nel locale, che altri non è se non un giardino botanico, come dice il nome. La bellezza delle venue fuori dall'Italia, è che i palchi fanno cagare ugualmente, ma tutto quello che c'è intorno è meraviglioso. Insieme agli Ulver stasera suonano Thot, Omega Ray e Stian Westerhus, e siccome il locale ha due palchi in due spazi adiacenti, i concerti sono alternati, e cominciano in perfetto orario. Naturalmente, c'è pure un ristorante dentro il complesso, e ne usufruisco perché non si vive di sola cultura.
Provo a vedere gli Omega Ray ma la Rotonde è piena, e quel che sento non mi convince, quindi attendo fuori e fumo una sigaretta, in attesa che si aprano le porta dell'Orangerie, l'altro palco, sul quale suoneranno i norvegesi. 
21,15 spaccate, ed eccoli qua, palco pieno di strumenti, giochi di laser che disegnano soggetti inerenti alle canzoni, tendenza ai colori caldi (blu, viola). La scaletta è quella di The Assassination of Julius Caesar, con qualche piccolo scambio (Southern Gothic dopo Nemoralia, poi 1969 e So Falls the World, Rolling Stone, Transverberation al suo posto, Angelus Novus e chiusura come da disco con Coming Home), e la resa sonora è perfetta, perfino troppo, se non fosse per qualche svisata di Stian Westerhus (si, proprio lui), complesso che dà un l'impressione di un qualcosa di troppo confezionato e poco spontaneo. Unico neo, la voce di Kristoffer Rygg, spesso in sofferenza. Un encore fatto da due brani nuovi, Bring Out Your Dead e Echo Chamber (Room of Tears), che paiono rimanere in tema, e si rimane sotto l'ora e mezzo. Non mi trattengo per i Thot.

9,15 PM sharp, and here they are, a stage full of instruments, laser games that draw subjects related to the songs, a tendency to warm colors (blue, purple). The setlist is the one of "The Assassination of Julius Caesar", with some small exchanges (Southern Gothic after Nemoralia, then 1969 and So Falls the World, Rolling Stone, Transverberation in its place, Angelus Novus and closing as per on disc with Coming Home), and the sound performance is perfect, even too much, if it were not for some variations on guitar from Stian Westerhus, a complex that gives the impression of something too packaged and not spontaneous. The only drawback is the voice of Kristoffer Rygg, often suffering. An encore made of two new songs, Bring Out Your Dead and Echo Chamber (Room of Tears), which seem to remain on the subject, and we remains under an hour and a half. I do not hold back for the Thot.

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