No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20171229

Real Big Sky

Emma Ruth Rundle + Jaye Jayle, Kino Siska, Lubiana - 29/11/2017

Non contento della doppietta esterofila di questo mese di novembre, lo concludo in maniera ancor più impegnativa, recandomi nella capitale slovena in auto, così come fatto qualche mese fa per gli Arch Enemy. Stavolta il motivo è preciso: Emma Ruth Rundle, cantautrice conosciuta solo pochi mesi fa su suggerimento di Beach, non passerà in Italia per questo tour europeo, e dopo aver ascoltato attentamente due dei suoi tre dischi da solista, decido che ne vale la pena, e mi prendo due giorni di ferie, un break breve prima di tre mesi, forse quattro, senza staccare (i prossimi). Parto dopo il lavoro martedì 28, mi fermo a Padova in un hotel già conosciuto, riparto la mattina del mercoledì con calma, fisso un appuntamento con un amico che vive tra il Veneto e il Friuli, ci vediamo per una rimpatriata e un pranzo, riparto subito dopo con lui che mi dice che troverò la neve. Così è: all'altezza di Postumia, comincia una specie di tormenta, che mi segue fino all'arrivo a Lubiana. L'hotel che ho prenotato è situato nella stessa costruzione del locale dove si svolgerà il concerto; a Lubiana continua a nevicare. Mi riposo, e all'ora prevista per l'inizio concerto scendo, svolto l'angolo, e sono al Kino Siska. Da notare che, come in tutti i paesi normali, il biglietto, acquistato su internet (senza l'opzione "biglietto da collezione" per farti spendere qualche euro in più) in prevendita, costa meno che alla cassa. 

Il Kino Siska, come dice il nome, è un cinema, che si adatta anche a sala concerti, e se ho capito bene, è dotato di almeno due sale. Questa dove si svolgerà il concerto di stasera è di medio-piccole dimensioni, non sarà piena, e potrei stimare gli spettatori attorno ad un centinaio. Il tempo di dare un'occhiata al merchandise, non male, ed ecco che i Jaye Jayle salgono sul palco. Sono in quattro e lavorano per sottrazione, vengono dal Kentucky e il chitarrista/cantante Evan Patterson, voce vagamente Mark Lanegan e tecnica chitarristica da non sottovalutare, sottolinea che "there are no castle in Kentucky", facendo riferimento a quello di Lubiana. Il loro è un rock con venature scure, destrutturato fino all'osso, ma che lascia il segno: li seguiremo in futuro. Il set dura una quarantina di minuti.
Eccola. Emma. Capelli raccolti, chitarra imbracciata, arriva sul palco, dichiara il suo nome e parte con una versione da scorticamento di Arms I Know So Well, e per me potrebbe finire qui. Se è vero che questa ragazza ha 24 anni, tre band alle spalle, tre dischi solisti e un nuovo split proprio con Jaye Jayle, e un talento smisurato, onestamente, non so quale possa essere il suo limite. Un altro pezzo da sola con la sua chitarra, e poi i Jaye Jayle rientrano sul palco per accompagnarla, sono loro la backing band, con la sola inversione di Neal e Corey tra synth e batteria. Il suono si fa più corposo, e lei lascia ampio spazio agli altri strumenti, non è né egoista né esibizionista, si fa aiutare alla voce, come dire, le interessa il risultato finale. E, appunto, il risultato è un'ora di musica che si potrebbe definire, come hanno già fatto altri in precedenza, dark folk, musica che trasuda sofferenza esistenziale, che pesca dal rock più pesante e perfino dal metal, ingloba il folk, il noise, e sputa fuori canzoni meravigliose, suonate divinamente, e punteggiate dalla voce di Emma, un timbro caldo e vellutato, usato perfettamente, che appunto, spesso canta di cose che la fanno soffrire, e generano un delizioso corto circuito. Pubblico rapito, il tempo passa in fretta, e la band scende dal palco. ERR torna sul palco da sola, esegue un pezzo dall'ultimo split, e poi chiede cosa scegliamo tra Shadows of My Name e Real Big Sky: vince la prima, ma io speravo fosse un trucco. Saluta in maniera silenziosa, sembra sinceramente emozionata. E' nata una stella. Ne è valsa la pena venire fin qua.

The Kino Siska, as the name implies, is a cinema, which also adapts to a concert hall, and if I understand correctly, it has at least two rooms. This one where the concert will take place tonight is medium-small, it will not be full, and I could estimate the spectators around a hundred. Time to take a look at the merchandise, not bad, and here Jaye Jayle get on stage. They are four and they work by subtraction, they come from Kentucky and the guitarist/singer Evan Patterson, voice Lanegan-esque and guitar technique not to be underestimated, underlines that "there are no castles in Kentucky", referring to that of Ljubljana. Theirs is a rock with dark veins, deconstructed to the bone, but that leaves its mark: we will follow them in the future. The set takes about forty minutes.

Here she is. Emma. Gathered hair, guitar picks up, arrives on stage, declares her name and starts with a goosebumps version of Arms I Know So Well, and for me it could end here. If it's true that this girl is 24, three bands in her past, three solo albums and a new split with Jaye Jayle, and a huge talent, honestly, I do not know what her limit might be. Another song alone with her guitar, and then Jaye Jayle come back to the stage to accompany her, they are the backing band, with the only inversion of Neal and Corey between synth and drums. The sound becomes more full-bodied, and she leaves ample space for the other instruments, she is neither selfish nor exhibitionist, she makes herself help at the vocals by Evan, how to say, she is interested in the final result. And, indeed, the result is an hour of music that could be defined, as they have already done before, dark folk, music that exudes existential suffering, which draws from heavier rock and even metal, incorporates folk, noise, and at the end spits out wonderful songs, played divinely, and punctuated by the voice of Emma, ​​a warm and velvety timbre, used perfectly, that precisely, often sings of things that make her suffer, and generate a delicious short circuit. The audience is kidnapped, time passes quickly, and the band comes down from the stage. ERR returns to the stage alone, plays a track from the last split, and then asks what we choose between Shadows of My Name and Real Big Sky: the first one wins, but I was hoping it was a trick. She greets silently, seems genuinely excited. A star was born. It was worth it to come here.

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