Rainier Fog - Alice In Chains (2018)
Prima di mettermi a scrivere questo giudizio, sono andato a rileggere i miei giudizi precedenti, sui due dischi che gli Alice in Chains hanno fatto uscire dopo la morte del loro cantante Layne Staley, avvenuta nel 2002. Mentre, invece, ascoltavo per l'ennesima volta questo nuovo disco, pensavo ad una conoscenza fatta qualche anno fa, con un ragazzo originario di Seattle in vacanza in Europa, un tipo che aveva conosciuto personalmente Staley, e che mi confermò che non poteva salvarsi. Ogni volta che ripenso a questa band, molti episodi mi tornano in mente. Alla fine di tutto ciò, avendo criticato i dischi precedenti, non me la sento più di criticare il lavoro continuo, incessante, pieno di passione e di buone cose, fatto dal grande, lo possiamo dire senza timore di essere smentiti, Jerry Cantrell, un sopravvissuto, ma anche un grande musicista, e dai suoi compari, Mike Inez al basso, che prese il posto di Mike Starr (morto nel 2011) nel 1993, Sean Kinney alla batteria, insieme a Cantrell unico membro fondatore superstite (e anche lui con grossi problemi di droga in passato, adesso, pare, definitivamente risolti), e William DuVall, voce e chitarra. Non me la sento più anche perché questo disco, pur rimpiangendo lo stile maggiormente drammatico e "piovoso" della band originale, è davvero un buon disco, pieno di riferimenti al loro stile passato, ma pieno anche di buone canzoni, finalmente canzoni che ti prendono, canzoni che rimangono in testa. E' bello sapere che una band formata 30 anni fa, e che ne ha passate tante, è ancora in grado di camminare sulle proprie gambe, ed è curioso constatare che tre membri su quattro sono miei coetanei. Volevo dirvelo.
Before starting to write this judgment, I went to reread my previous judgments, on the two albums that Alice in Chains released after the death of their singer Layne Staley, which happened in 2002. While, on the other hand, I was listening for the umpteenth time, once again this new record, I thought of a knowledge made a few years ago, with a guy from Seattle on vacation in Europe, a guy who had known Staley personally, and who confirmed that he could not be saved. Every time I think about this band, many episodes come back to me. At the end of all this, having criticized the previous records, I can no longer criticize the continuous work, incessant, full of passion and good things, made by the great, we can say without fear of being denied, Jerry Cantrell, a survived, but also a great musician, and by his cronies, Mike Inez on bass, who took the place of Mike Starr (died in 2011) in 1993, Sean Kinney on drums, along with Cantrell sole surviving founder member (and also with big drug problems in the past, now, it seems, definitely solved), and William DuVall, voice and guitar. I can not do it anymore because this record, although regretting the most dramatic and "rainy" style of the original band, is really a good record, full of references to their past style, but also full of good songs, finally songs that catch you, songs that remain in the head. It's nice to know that a band formed 30 years ago, and that has passed through so many things, is still able to walk on its own legs, and it is curious to see that three out of four members are my peers. I wanted to tell you.
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