No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20181015

Su cavalli oscuri

On Dark Horses - Emma Ruth Rundle (2018)

Ci sono dei dischi, e degli artisti, per cui fai davvero fatica a descrivere un nuovo disco, specialmente se ti piace, e se l'artista in questione, semplicemente, non smetteresti mai di ascoltarlo. E' il caso, lo avrete ormai capito, di Emma Ruth Rundle, statunitense di Los Angeles, California stabilitasi da un po' a Louisville, Kentucky, per stare insieme al fidanzato Evan Patterson, cantante e chitarrista dei Jaye Jayle, anche backing band di Emma. Le canzoni di ERR si fanno capire anche senza leggerne i testi, innanzitutto: vi parla l'atmosfera che riesce a creare. ERR è una chitarrista coi fiocchi, ed è altrettanto brava con la voce, una voce che trasmette qualcosa a metà tra la catarsi e la sofferenza, capace di trasformarsi in qualcosa di angelico. Il disco, tecnicamente il quarto dopo Electric Guitar: One (2011), Some Heavy Ocean (2014) e Marked for Death (2016), è stratificato a livelli impensabili, non è precisamente diretto, somiglia naturalmente in parte ai due precedenti, ed altrettanto ovviamente, prosegue costruendo un marchio di fabbrica assolutamente personale, inglobando le numerose influenze dell'artista (anche visuale, tra l'altro). Su una recensione ho letto una definizione curiosa, che mi è molto piaciuta: folkgaze, riferito ad una delle sue esperienze collaterali, The Nocturnes, ma potremmo usarla anche adesso per i suoi lavori solisti, insieme al classico post-rock. Dicevo che non è "precisamente diretto", e, avrete capito, intendevo che non ti prende immediatamente, ma pian piano ti divora, letteralmente. La bellezza devastante di queste otto tracce si sussegue, facendoti pensare, mentre ascolti la conclusiva You Don't Have To Cry, che possa essere la canzone più bella che ti sia mai capitato di ascoltare, poi schiacci il repeat, e mentre riparti ascoltando l'apertura di Fever Dreams, cambi idea. L'anno passato mi sono fatto 1.200 km in auto per andarla a vedere in Slovenia, qualche giorno fa sono andato a Lille, Francia, per vederla di nuovo: o sono pazzo, oppure questa è una delle più belle realtà musicali dei nostri tempi. 



There are records, and artists, that you really find it hard to describe when you listen a new record, especially if you like it, and if the artist in question, simply, you would never stop listening to it. It's the case, you will have by now understood, by Emma Ruth Rundle, an American from Los Angeles, California who settled from a while in Louisville, Kentucky, to stay with her boyfriend Evan Patterson, singer and guitarist of Jaye Jayle, also backing band of Emma. The songs of ERR can be understood even without reading the texts, first of all: the atmosphere that manages to create speaks to you. ERR is a hell of a guitarist, and is just as good with the voice, a voice that transmits something between the catharsis and suffering, able to turn into something angelic. The record, technically the fourth after Electric Guitar: One (2011), Some Heavy Ocean (2014) and Marked for Death (2016), is stratified to unimaginable levels, it is not precisely direct, it naturally resembles in part the previous two, and equally obviously, it continues building an absolutely personal trademark, incorporating the numerous influences of the artist (also visual, among other things). On a review I read a curious definition, which I liked very much: folkgaze, referring to one of her collateral experiences, The Nocturnes, but we could use it even now for her solo works, along with the classic "post-rock". I said that it is not "precisely direct", and, you will have understood, I meant that it does not take you immediately, but slowly devours you, literally. The devastating beauty of these eight tracks follows, making you think, while you listen to the conclusive You Don't Have To Cry, which could be the most beautiful song you've ever heard, then you push repeat, and while you start listening to the opening of Fever Dreams, you change your mind. The past year I made myself 1,200 km by car to go and see her in Slovenia, a few days ago I went to Lille, France, to see her again: either I'm crazy, or this is one of the most beautiful musical reality of our time.

2 commenti:

monty ha detto...

Una bella rece col cuore in mano. Come ai vecchi tempi :)

jumbolo ha detto...

Thanks dude...incasso il colpo...e ringrazio