Beanpole - Di Kantemir Balagov (2019)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Dopo l'assedio di Leningrado nel 1945, due amiche ex combattenti dell'Armata Rossa lavorano entrambe in un ospedale dove vengono curati i veterani feriti. Una è Dylda, altissima e biondissima, è lì già da un po', e ha una sindrome da stress post traumatico che le causa, saltuariamente, delle paralisi; a causa di una di queste ha involontariamente ucciso Pashka, il figlio di tre anni di Masha, che non riesce più a concepire, e che dopo qualche tempo, torna dal fronte per, appunto, essere assunta anche lei, nello stesso ospedale. Masha chiederà a Dylda un sacrificio per lei molto difficile da portare in fondo.
Un po' scherzando, un po' no, amo dire che, così come per i drammi familiari, i migliori "raccontatori" sono gli scandinavi, i campioni delle storie tristi sono i russi. Il giovane Balagov, dopo l'ottimo Closeness, si conferma grande promessa, raccontando con mano gelida una storia straziante e parzialmente attuale, con un bel gusto delle inquadrature, epici silenzi e dialoghi taglienti ed essenziali.
A little joking, a little not, I love to say that, as for family dramas, the best "storytellers" are the Scandinavians, the champions of sad stories are the Russians. The young Balagov, after the excellent Closeness, confirms himself as a great promise, telling a heartbreaking and partially current story with an icy hand, a beautiful taste of the shots, epic silences and sharp and essential dialogues.
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