No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110929

contagio



Contagion – di Steven Soderbergh (2011)



Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: ummi tocca’ m’attacchi varcosa!


Beth Emhoff, di ritorno da un viaggio di lavoro ad Hong Kong, sta per riprendere un volo da Chicago verso il Minnesota, dove vive. Non sta troppo bene: ha preso l’influenza. Si sente al telefono con la persona con cui ha passato la notte. Dopo poco scopriremo che non è il marito, che invece la aspetta a casa con il figlio piccolo. L’influenza di Beth peggiora rapidamente, e Clark, il figlioletto, si ammala a sua volta. Nel frattempo, ad Hong Kong un giovane ha gli stessi sintomi, così come una modella a Londra, ed un manager su un volo da Hong Kong a Tokyo.
In breve tempo, tutte queste persone muoiono. Si mettono in moto il CDC (Center for Disease Control and Prevention) di Atlanta, e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in Svizzera. Il giornalista/blogger/freelance Alan Krumwiede comincia ad interessarsi della cosa, a partire dal video della morte del giovane di Hong Kong, che mentre perdeva la vista, è stato travolto da un bus.

Soderbergh ci ha abituati ad un alternarsi di produzioni Hollywood-oriented ed indie, per incassare con le prime, e spendere con le seconde. A livello di cast, questo Contagion è sicuramente da iscrivere nella prima categoria, anche se effettivamente il profilo non è caciarone, come un film di questo genere (che possiamo senza dubbio definire catastrofista) avrebbe potuto essere nelle mani di qualcun altro. Il film si sviluppa freddamente, scandito dai giorni che passano (si inizia dal Day 2, e alla fine si capisce perché), e porta lo spettatore ad assistere ad una possibile estinzione dell’umanità, da un punto di vista umano e personalistico: le prime frammentarie notizie, la conclamazione della pandemia, la paura del contagio, la frustrazione di chi, conservando un comportamento civile, assiste all’imbarbarimento della maggioranza, i giochi di potere a livelli alti, ma pure medi, le debolezze che assalgono anche persone di potere oneste quando è in gioco tutto.
Nonostante tutto questo potenziale, compresa la fotografia che cambia i toni a seconda dell’ambiente (proprio come in Traffic), il film non convince troppo. Il cast ricchissimo è in buona parte sotto-sfruttato, si arriva alla fine con un po’ di confusione in testa e senza essere riusciti ad emozionarsi molto. Neppure un’ottima colonna sonora (di Cliff Martinez), vagamente carpenteriana, riesce a sollevare questo lavoro da una sostanziale debolezza.
Oltre a Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Laurence Fishburne, John Hawkes, Jude Law, Marion Cotillard, Kate Winslet, Elliot Gould, piccole parti per beniamini delle serie tv quali Monique Gabriela Curnen (Lie To Me, Sons Of Anarchy), e Bryan Cranston (il mitico Walter White di Breaking Bad).

1 commento:

Matteo ha detto...

Visto. Condivido quel che dici. Aggiungerei una menzione per Laurence Fishburne - Morpheus, nonché Raymond Langston in C.S.I.