L'ultimo terrestre - di Gian Alfonso Pacinotti (2011)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: ma arrivassero peravvero dé...
Siamo in Italia. In un futuro molto prossimo, quasi odierno, stanno per atterrare gli alieni. Alla gente, non fa né caldo, né freddo. Sono tutti immersi in un'indifferenza terribile, alle prese con una crisi economica che morde le caviglie, senza accorgersi che la crisi più grande è quella morale.
Luca Bertacci è un non più giovane ma non ancora vecchio; vive in una casa impersonale, da dove lo potrebbero cacciare in qualunque momento, ha un'automobile piccola che, quando torna a casa, mette dentro un garage enorme, ed è segretissimamente invaghito dalla dirimpettaia Anna, che ha una relazione con Walter, un tipo brillante, pieno di sé, con una macchina scura e molto grande. Luca lavora come cameriere in un Bingo, circondato da colleghi teste di cazzo; suo padre vive ancora in campagna, ed è una persona con un fondo di amarezza. Sua madre lo ha abbandonato quando lui era ancora piccolo. Ha difficoltà a relazionarsi con le donne, perché in pratica le odia, va con le prostitute (ed è piuttosto imbranato pure lì), ed ha un unico amico: Roberta, un travestito che gli vuole bene perché Luca, quando erano piccoli, era l'unico che non lo prendeva in giro. Probabilmente perché troppo inetto anche per fare una cosa del genere.
Mentre il gatto di Anna muore, e Luca lo trova non sapendo che è suo, un extraterrestre femmina scende sulla Terra, proprio nella casa...
Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, è un geniaccio del fumetto, ne abbiamo parlato su questo blog. Ha deciso di darsi al cinema, e confermando il suo anticonformismo, ha scelto una storia tratta da un fumetto non suo. L'ultimo terrestre è infatti tratto da Nessuno mi farà del male, "diciotto racconti brevi e brevissimi" di Giacomo Monti.
Il film non è perfetto, ma è da vedere. A me, personalmente, ha fulminato fin dall'inizio: i titoli di testa scorrono su un cielo stellato, mentre in sottofondo si sente una falsa (e spassosa) puntata de La zanzara, trasmissione radiofonica di Radio24 condotta da Giuseppe Cruciani (personaggio e trasmissione che ascolto perché, al tempo stesso, mi irrita e mi diverte), finché la macchina da presa inquadra un luogo piuttosto impersonale, ma che io conosco benissimo (e che vi rivelerò perché solo personalmente), dove c'è il protagonista in macchina mentre scorre gli annunci delle prostitute su un giornale.
Il primo commento che mi è capitato di sentire, da parte di un critico accreditato, al film, lo accostava, in qualche maniera, al cinema di David Lynch: non sono d'accordo, se non per il fatto che Gipi ha più volte detto di amare Lynch alla follia. L'ultimo terrestre, invece, è puro Gipi trasportato al cinema, nonostante la storia sia scritta da un altro autore, come detto prima, e chi conosce (e ama) le graphic novel di Gipi lo sentirà a pelle, nei dialoghi, nelle battute, nell'ironia caustica, nella discesa agli inferi che avviene man mano che il film si avvicina alla fine, pur conservando una vena canzonatoria e nichilista al tempo stesso.
E' puro Gipi fin dalla scelta del protagonista, Gabriele Spinelli nei panni di Luca, pisano (ma nato a Lecco) come il regista, al debutto (aveva fatto l'attore per Gipi in alcuni corti realizzati un po' per gioco e un po' per prova) ma impressionante per intensità, una faccia che sembra appunto disegnata da Gipi.
Tutto girato nella provincia pisana, L'ultimo terrestre è un film che utilizza l'extraterrestre come "speranza" (loro sanno ancora qual è il bene e quale il male, a differenza nostra, come dice Anna), gli adoratori degli UFO new age (capitanati da Walter, il fidanzato di Anna, un Paolo Mazzarelli leggermente sopra le righe ma necessario) come metafora dell'Italia elettorale (ma non solo) e credulona, e non ha paura a denunciare il marcio di una società, sempre quella italiana, da una parte bacchettona e vaticaniana, dall'altra misogina e perfino violentissima con i deboli (le donne, i gay). Una società dove i peggiori si difendono e si danno forza tra di loro al grido di "non è successo niente".
Il film non è scorrevolissimo, spesso appare slegato, a volte è un po' troppo didascalico, ma ha una forza particolare, è originale, dosa parti buffe e parti molto meno buffe, la mano del regista è decisa, e spesso adotta soluzioni coraggiose e non convenzionali (vedi la scena del pestaggio). Il cast è diretto discretamente, le prove sono complessivamente misurate, e a parte gli attori già citati vorrei menzionare Luca Marinelli (visto ne La solitudine dei numeri primi, e qui decisamente più bravo) nei panni di Roberta, il grande Roberto Herlitzka nella parte del padre di Luca, e poi basta che faccio torto agli altri.
Essendo fan di Gipi, può anche darsi che il mio giudizio sia falsato. Però, credo che, correggendo qualche sbavatura, che sicuramente noterà, in questo debutto, il neoregista ci regalerà, cinematograficamente parlando, qualche altro spunto di riflessione agrodolce, come solo lui sa fare anche sulla carta. Intanto, andate al cinema a vedere L'ultimo terrestre.
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