No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110915

la stanza di Leo


El cuarto de Leo - di Enrique Buchichio (2009)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ghei in progresse

Montevideo, Uruguay. Leo è uno studente, in crisi con la fidanzata. Non riesce a fare l'amore con lei, nonostante le voglia bene e si trovi bene con lei. Dopo aver rotto amichevolmente, ma non senza dolori, finalmente si decide ad accettare un consiglio proprio da lei, e va in analisi.
La cosa che Leo non riesce ad ammettere, neppure in analisi, è che in realtà a lui piacciono i ragazzi. Ecco quindi che comincia a cercare qualcuno in chat. Il primo incontro è brutto, non gli piace l'attitudine del partner, si tira indietro. Nel frattempo, casualmente si imbatte in Caro, una vecchia conoscenza scolastica, in pratica il suo primo amore. Cominciano a frequentarsi, Caro è in preda ad una brutta depressione a causa di un tremendo senso di colpa, ma la vicinanza di Leo le fa bene, finché Caro comincia a pensare a Leo come un possibile compagno. Ma Leo, dopo il primo incontro, al secondo si imbatte in Seba, un ragazzo bello, dolce, simpatico, che da subito lo tratta come si deve, cominciano a fare sesso, e si vedono sempre più spesso nella camera di Leo. Seba, però, vuole di più: una relazione vera, uscire allo scoperto.

Ha un bel tocco questo debutto uruguaiano, uscito solo in patria e nel circuito dei Festival (San Sebastian, Biarritz, New York, Budapest, Seattle, Milwaukee). Con un budget visibilmente limitato, Buchichio (anche sceneggiatore) ci racconta molto semplicemente le inquietudini, i dubbi, le perplessità, le difficoltà, di un giovane sessualmente confuso, Leo, interpretato in maniera sorprendentemente convincente da Martìn Rodrìguez (per una performance che ha giustamente fruttato dei premi). Pochi esterni (ma nel finale ce n'è uno che "cattura" alla perfezione la campagna uruguaiana) e molti interni, camera molto vicina agli attori, il film ha un buon ritmo ed un succedersi di eventi convincente e coinvolgente, con un finale "sospeso" che non ci sta affatto male. Buona la fotografia, interessante la colonna sonora (c'è anche Kevin Johansen), sono ottime anche le altre prove attoriali, soprattutto quella di Cecilia Còsero nella parte di Caro.
Debutto incoraggiante.

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