Sono il numero quattro – di D.J. Caruso (2011)
Giudizio sintetico: da evitare (0,5/5)
Giudizio vernacolare: tualaitte di fantascienza (e difatti anche vesto vi fa caà)
Qualche tempo fa, il pianeta Lorien viene attaccato dai mogadoriani (gli abitanti del pianeta Mogadore). Qualche stratega lorieniano decide di inviare nove piccoli sulla Terra, per farli crescere in tranquillità, far loro sviluppare le loro immense capacità, e poi tornare sul pianeta natio per riconquistarlo. Ma i mogadoriani sono al corrente di questo piano, per cui si portano sulla Terra per dare la caccia ai nove. Gli stessi nove sono protetti da una sorta di incantesimo: possono essere uccisi solo nell’ordine dei numeri loro assegnati. Ecco quindi che i mogadoriani fanno fuori il Numero Uno, il Due, ed il Tre. E’ la volta del Numero Quattro, che nel frattempo, in Florida, una notte riceve improvvisamente una specie di marchio, il terzo della serie, fenomeno che lo costringe, insieme al suo protettore Henri, a scomparire, cambiano città ed identità. La destinazione è Paradise, Ohio, ed il nome terrestre di Numero Quattro sarà John Smith. Henri, come sempre, gli suggerisce di farsi notare il meno possibile e di non legarsi a nessuno in particolare, ma per quanto John segua il suo consiglio, fin dal primo giorno, vedendo Sarah, una sua nuova compagna, si capisce che la cosa sarà impossibile…
Spiace un po’ vedere il nome di James Frey, uno degli scrittori americani, relativamente giovani, più capaci, usciti negli ultimi anni, accostato ad una produzione del genere. I Am Number Four, infatti, è il primo libro di sei libri (così nelle intenzioni) rappresentanti The Lorien Legacies (negli USA è nel frattempo uscito il secondo capitolo, The Power of Six); l’autore, Pittacus Lore, non è altro che lo pseudonimo di James Frey e di Jobie Hughes. Non ho idea di come siano i libri, ma so bene che cosa ne è stato fatto del primo: come correttamente già qualcuno ha fatto notare, le intenzioni dei produttori (non gli ultimi arrivati, visto che c’è anche Michael Bay tra questi) sono quelle di creare una sorta di Twilight di fantascienza. Se avete capito questo concetto, è inutile proseguire con commenti vari, o spiegandovi altro. Vi basti sapere che gli effetti speciali sono fatti discretamente (ma ormai è veramente difficile trovarne di brutti), e che gli attori sono quasi tutti piuttosto inespressivi.
Stavo per dargli 1 su 5, ma mentre scrivevo mi rendevo conto che niente giustificava questo tipo di abbondanza. Si salva solo la fotografia, che però è fin troppo patinata.
Giudizio vernacolare: tualaitte di fantascienza (e difatti anche vesto vi fa caà)
Qualche tempo fa, il pianeta Lorien viene attaccato dai mogadoriani (gli abitanti del pianeta Mogadore). Qualche stratega lorieniano decide di inviare nove piccoli sulla Terra, per farli crescere in tranquillità, far loro sviluppare le loro immense capacità, e poi tornare sul pianeta natio per riconquistarlo. Ma i mogadoriani sono al corrente di questo piano, per cui si portano sulla Terra per dare la caccia ai nove. Gli stessi nove sono protetti da una sorta di incantesimo: possono essere uccisi solo nell’ordine dei numeri loro assegnati. Ecco quindi che i mogadoriani fanno fuori il Numero Uno, il Due, ed il Tre. E’ la volta del Numero Quattro, che nel frattempo, in Florida, una notte riceve improvvisamente una specie di marchio, il terzo della serie, fenomeno che lo costringe, insieme al suo protettore Henri, a scomparire, cambiano città ed identità. La destinazione è Paradise, Ohio, ed il nome terrestre di Numero Quattro sarà John Smith. Henri, come sempre, gli suggerisce di farsi notare il meno possibile e di non legarsi a nessuno in particolare, ma per quanto John segua il suo consiglio, fin dal primo giorno, vedendo Sarah, una sua nuova compagna, si capisce che la cosa sarà impossibile…
Spiace un po’ vedere il nome di James Frey, uno degli scrittori americani, relativamente giovani, più capaci, usciti negli ultimi anni, accostato ad una produzione del genere. I Am Number Four, infatti, è il primo libro di sei libri (così nelle intenzioni) rappresentanti The Lorien Legacies (negli USA è nel frattempo uscito il secondo capitolo, The Power of Six); l’autore, Pittacus Lore, non è altro che lo pseudonimo di James Frey e di Jobie Hughes. Non ho idea di come siano i libri, ma so bene che cosa ne è stato fatto del primo: come correttamente già qualcuno ha fatto notare, le intenzioni dei produttori (non gli ultimi arrivati, visto che c’è anche Michael Bay tra questi) sono quelle di creare una sorta di Twilight di fantascienza. Se avete capito questo concetto, è inutile proseguire con commenti vari, o spiegandovi altro. Vi basti sapere che gli effetti speciali sono fatti discretamente (ma ormai è veramente difficile trovarne di brutti), e che gli attori sono quasi tutti piuttosto inespressivi.
Stavo per dargli 1 su 5, ma mentre scrivevo mi rendevo conto che niente giustificava questo tipo di abbondanza. Si salva solo la fotografia, che però è fin troppo patinata.
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