No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110918

mainland


Terraferma - di Emanuele Crialese (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: amuninni

Sicilia, oggi. Una piccola e bellissima isola, che ormai vive solo di turismo per due mesi d'estate, e dove un tempo tutti facevano i pescatori, si trova esattamente sulla rotta che i barconi degli africani disperati compiono per arrivare in Europa. Una famiglia, ancora addolorata per la perdita di uno dei componenti, in mare, continua l'attività di pesca: il più anziano e testardo Ernesto, con il nipote Filippo. Tutto comincia quando un giorno, rientrando, piegano l'elica passando sopra ad un rottame di legno: un pezzo di un barcone alla deriva.
La vedova, madre di Filippo, Giulietta, desidera un futuro migliore per suo figlio. Intanto, sistema la loro casa per affittarla ai turisti in estate, mentre loro vivranno nel garage attiguo, e comincia a parlare al figlio della possibilità di trasferirsi in continente. L'altro figlio di Ernesto, Nino, lavora nel turismo insieme alla moglie Maria, e cerca continuamente di convincere il padre a mollare la pesca, e vendere la barca.
Rimessa a posto l'elica, Ernesto, Filippo e l'altro componente del piccolo equipaggio escono nuovamente per la pesca, ma ancora mentre rientrano, avvistano un barcone, pieno zeppo di migranti, molti dei quali si stanno buttando a mare, stremati. Avvisano la Guardia Costiera, che dice loro di non caricare nessun migrante, ma di rimanere in zona: stanno arrivando loro. Ernesto non ne vuole sapere di lasciare gente in mare, la legge del mare dice un'altra cosa, e passa quindi a caricare tutti quelli che gli sono a portata di salvagente. Tra molti uomini, una donna con un bambino. Ernesto si accorge che la donna, Sara, è incinta e vicina a partorire. Rientrati in porto, gli uomini fuggono tutti, Ernesto porta Sara ed il figlio a casa di Giulietta. Anzi, nel garage, perché nel frattempo sono arrivati i bagnanti, ed hanno occupato la casa.
Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha saputo dello sbarco, e pure che Ernesto ha caricato alcuni migranti...

Bel film questo nuovo di Crialese, che questa volta fa quasi un intreccio tra i suoi due film precedenti, il bellissimo Respiro ed il deludente, e secondo me sopravvalutato Nuovomondo, l'isola e i migranti, e mette in scena una storia di quotidiana solidarietà, usando addirittura come co-protagonista una vera migrante, l'intensa Timnit nei panni di Sara, qualche anno fa protagonista di uno sbarco e di una storia di solidarietà ricevuta, donna che Crialese volle conoscere di persona, e storia che Crialese ha modificato per scrivere questo Terraferma.
Il tocco del regista è deciso: spesso lascia parlare i panorami mozzafiato di Linosa, i dialoghi sono tutti funzionali alla costruzione della storia, la macchina da presa si preoccupa soprattutto di cercare inquadrature suggestive, preferendo pochi movimenti. La lingua spesso è quella siciliana, in dialetto non troppo stretto, ma ci sono abbondanti sottotitoli.
Gli attori sono ben diretti, anche se la migliore risulta Donatella Finocchiaro, una Giulietta fin troppo seducente, mentre i più deboli risultano Claudio Santamaria nei panni del comandante della Guardia di Finanza, e Beppe Fiorello nei panni di Nino; dello sguardo e della presenza carismatica ed intensa di Timnit abbiamo già detto, Mimmo Cuticchio (Ernesto) è una presenza importante, ed il giovane Filippo Pucillo (Filippo) non se la cava affatto male.
Bella la fotografia, alcune scene davvero intense che si imprimono nella mente, il limite del film è la storia prevedibile e telefonata. Ma c'è bisogno, a mio modo di vedere, di film che raccontino cosa sta succedendo tra l'Africa e l'Europa, lì dove sembra ci sia una sorta di porta di servizio; per cui, un applauso a Crialese.

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