No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20140925

Blood Eagle

Vikings - di Michael Hirst - Stagione 2 (10 episodi; History Channel) - 2014

Re Horik, appoggiato da Ragnar, è in guerra contro lo Jarl Borg, che al contrario, adesso annovera tra le sue file Rollo (fratello di Ragnar); Rollo combatte con rabbia e amarezza contro quelli che erano suoi compagni fino a poco tempo prima, ne uccide perfino alcuni, ma si paralizza dinnanzi al fratello, e si arrende. Si crea una situazione di stallo, dalla quale Horik, Borg e Ragnar escono alleandosi, e decidendo di cominciare a razziare come un'unica forza. Naturalmente, l'alleanza sarà perennemente in bilico.

Rollo viene fatto prigioniero, e attende con rassegnazione la sua morte, che sarà certamente decisa da un giudice, ma Ragnar decide di risparmiarlo senza apparire come suo salvatore. Mentre la principessa Aslaug, incinta di Ragnar, viene accolta a Kattegat, Lagertha, umiliata dalla proposta di rimanere con Ragnar assieme a Aslaug, lascia Kattegat insieme al figlio Bjorn.

Dopo una prima stagione che mi ha personalmente esaltato, più per motivi di fascinazione fanciullesca che per reale valenza della serie nel suo complesso, Vikings si conferma una delle serie che preferisco vedere, seppur le sue debolezze siano ben visibili. Ma, come già espresso in passato, il fascino di questi uomini selvaggi ma intelligenti, guerrieri spietati ma abili strateghi, amanti delle scorrerie ma pure ottimi negoziatori, per certi versi simili, nel loro atteggiamento conquistatore, ai più abili colonizzatori della storia (i romani, Alessandro Magno), unito a quella inconfessabile pulsione omoerotica sanguinaria che mi fa adorare quando si vedono questi energumeni impegnati in battaglia, coperti di sangue con i loro muscoli guizzanti, urlare a squarciagola per la vittoria, vince ancora una volta sulla pignoleria che guarderebbe alle inesattezze storiche, al destabilizzante uso dell'inglese, al frullato di nozioni storiche un poco superficiali delle quali, insieme ad altro, la serie di Hirst si nutre.
Così come appartengo alla scuola di pensiero del "meglio un solo genitore che l'orfanotrofio", alla stessa stregua sono convinto che è meglio accennare di storia che lasciare gli spettatori nell'ignoranza. Nonostante ciò, Vikings si sforza di mostrare che la civilizzazione dell'uomo moderno è passata da violenza, corruzione, doppiogiochismo e spietatezza (antivalori che del resto permangono nella politica di oggi), e che queste prerogative erano adottate certamente da tutte le parti in gioco.
Certo, il fascino vichingo non riesce a nascondere che la storia mostra un po' la corda, e comincia ad avvitarsi su se stessa, seppure in lenta evoluzione. Certamente, Hirst avrà capito tutto ciò, ed ecco perché ha già annunciato che gli scenari che saranno sullo sfondo della terza stagione saranno diversi (la Francia). E noi certamente continueremo a dargli una chance, non fosse altro che per vedere Ragnar coperto di sangue.

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