Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa - di Christopher Hitchens (2007)
Come avrete notato, quest'anno ho notevolmente ridotto i libri letti. Se non ricordo male, questo è il primo libro che riesco a terminare, dall'inizio del 2014. Lo dico con molta vergogna. Sono però orgoglioso di aver terminato proprio questo, l'ennesimo di Hitchens, personaggio, lo ripeto, che ho "conosciuto" solo dopo la sua morte, purtroppo, e grazie a questo tizio qua.
Hitchens è stato un polemista di razza, un irrequieto perfino sulle sue posizioni politiche, ma di sicuro un opinionista mai prevedibile, di certo non uno che usava frasi fatte, e soprattutto, una persona abituata a pensare con la propria testa, e che ha sempre incoraggiato gli altri a fare altrettanto. In questo libro, come si può facilmente intuire dal titolo e dal sottotitolo, si "diverte" ad ironizzare su come le religioni, tutte, perfino il buddismo che in molti ritengono degno, innocuo e costruttivo, hanno rovinato la convivenza tra gli esseri umani. Tanto per darvi un'idea:
Altrove, un gruppo di scienziati solerti e pazienti aveva localizzato, in una remota zona del Canada artico, svariati scheletri di un grosso pesce che, 375 milioni di anni fa, esibiva tratti precursori di dita, polsi rudimentali, gomiti e spalle. Il tiktaalik, così chiamato per suggerimento della locale popolazione nunavut, si aggiunge all'archaeopteryx, una forma di transizione tra dinosauri e uccelli, come uno dei cosiddetti anelli mancanti, e a lungo cercati, che servono a illuminarci sulla nostra vera natura. Nel frattempo, i rochi proponenti del "disegno intelligente" avevano messo sotto assedio un altro comitato scolastico, pretendendo che si insegnasse un simile ciarpame ai loro figli. Nella mia mente, questi fatti cominciavano ad assumere le caratteristiche di una gara di velocità: un modesto passo avanti da parte della ricerca e della ragione; un enorme e minaccioso balzo in avanti da parte delle forze della barbarie - quelli che sanno di avere ragione e vogliono instaurare, come si espresse una volta Robert Lowell in un altro contesto, "il regno della pietà e del ferro".
Questo libro, come ha detto qualche recensore molto più bravo di me, costringe faziosamente il lettore a schierarsi. Non ho mai fatto mistero del mio allontanamento dalla religione cattolica, culto con il quale sono stato cresciuto, e dei miei dubbi piuttosto forti sulla stessa, così come sulle altre religioni, anche qui su fassbinder. Di certo, questo libro, con lo stile caratteristico di Hitchens, più sarcastico che ironico, spesso cattivo, se uno ha dei dubbi li amplifica a dismisura, semplicemente contestualizzando storicamente molti fatti reali (contrariamente a quel che fanno le religioni). Il risultato della lettura, quindi, è duplice. Almeno per me: l'allargamento della crepa che mi separa dalla/dalle religione/i, ed il rimpianto fortissimo per la perdita di una mente ammirevole.
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