True Blood - di Alan Ball - Stagione 7 (10 episodi; HBO) - 2014
A Bon Temps sono cambiate molte cose. Tanto per dirne una, Sam è diventato sindaco. Vampiri e umani convivono, perché ancora molti pericoli sono là fuori, e quindi si decide che ogni umano prenderà sotto la propria "ala protettrice" un umano, un umano non portatore sano di Hep V, che in cambio nutrirà col suo sangue il vampiro, affinché non si ammali andando in giro a mordere chicchessia. Ebbene si, l'Hep V è l'AIDS dei vampiri, una malattia tremenda che non lascia scampo e li conduce velocemente alla "vera morte". E proprio mentre si celebra questa vantaggiosa e pacificatrice unione, proseguendo il cliffhanger della stagione precedente, un gruppo di vampiri affetti da Hep V attaccano l'intera popolazione di Bon Temps riunita appunto al Merlotte's. Tara muore, lasciando Lettie Mae in uno stato confusionale, accresciuto dal sangue di vampiro fornitole da Willa, Arlene, Holly e Nicole (incinta di Sam) vengono rapite. Jason finalmente sfodera la sua mascolinità nel suo rapporto con Violet, Jessica prova in tutti i modi a riguadagnare la fiducia di Andy e Adilyn. Una parte dei cittadini si ribella all'alleanza con i vampiri e alla leadership di Sam, mentre lui, Andy, Jason e Sookie vorrebbero solo ritrovare le tre donne rapite dai vampiri malati. Dall'altra parte del mondo, Pam è ancora alla ricerca di Eric.
True Blood ci lascia definitivamente con questa ultima stagione. Il bilancio è tutto sommato positivo, seppure le ultime stagioni, questa compresa, abbiano lasciato spesso a desiderare. Durante questa settima, ad esempio, le sceneggiature si lasciano spesso andare a flashback non sempre utili, e a momenti di amarcord esageratamente sdolcinati e mielosi. Perfino Pam perde la sua ficcante ironia, spesso e volentieri, nella disperata ricerca del suo maker. Per fortuna che c'è Jason Stackhouse, fino in fondo senza cervello alla ricerca di un briciolo di intelligenza e buon senso (il sacchetto di piselli surgelati sul suo pisello è una scena che racchiude la filosofia che volevamo fosse maggiormente approfondita, in True Blood, almeno ogni tanto). Ci sono diverse scene di sesso semi-esplicito, perfino una omosessuale, che però spesso danno l'impressione di esser messe lì per evitare che la melassa invadesse lo schermo definitivamente. E ci rimarrà pure in mente la bellezza allo stato puro di Deborah Ann Woll da una parte (Jessica, un sogno colorato di rosso; prossimamente sarà Karen Page nella serie Daredevil), e quella tutta nordica di Alexander Johan Hjalmar Skarsgard (Eric Northman), un pezzo d'uomo che non lascia scampo neppure a chi si sente uomo fino in fondo.
Finisce con una tavolata di buonismo, True Blood, una serie che voleva essere camp ("deliberately exaggerated and theatrical style, typically for humorous effect", questa l'esatta definizione che direi non abbisogna di traduzione), ma non ne è stata capace fino in fondo. Au revoir, Bon Temps.
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