Inside Llewyn Davis - di Joel e Ethan Coen (2014)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Febbraio 1961, Greenwich Village, New York City. Llewyn Davis è senza un soldo, infreddolito, deluso dalla vita, sull'orlo della depressione. Dorme sui divani di quelli che potrebbero essere amici, ma in realtà non lo sono, il suo ex partner musicale, Mike Timlin, si è suicidato non molto tempo fa, il suo primo disco da solista, Inside Llewyn Davis, non sta vendendo per niente. Che le cose vadano sempre peggio, lo si capisce anche dalle piccole cose. Si sveglia dai Gorfein, probabilmente l'unica coppia che gli voglia realmente bene, e nel richiudere la porta dietro di lui, fa uscire inconsapevolmente il gatto, un gatto a cui i Gorfein tengono molto. Non riuscendo a convincere l'addetto all'ascensore a tenerlo fino all'arrivo degli amici, Davis se lo porta dietro, fino a casa di Jim e Jean Berkey. Qui Davis viene trattato a male parole da Jean, che gli rivela di essere incinta; evidentemente, nonostante l'amicizia e il matrimonio tra Jim e Jean, Davis e Jean hanno fatto sesso, e Jean ha paura che Davis possa essere il padre; Davis si offre di pagare l'aborto. La mattina seguente, il gatto scappa di nuovo. Quando Davis va a fissare l'appuntamento per l'aborto da un ginecologo di fiducia, scopre che, quando un paio di anni prima aveva pagato per un altro aborto alla sua ex ragazza, la ragazza non abortì, e senza dirgli nulla, ha tenuto il bambino e si è trasferita ad Akron, dai suoi genitori.
Insomma, la vita di Davis è una merda. E il peggio sembra non avere fine.
Divertente, amaro, scuro con gusto, simbolico e pieno d'amore verso la scena folk statunitense degli anni '60, il nuovo film dei fratelli Coen. A parte qualche incomprensione (sto pensando a Non è un paese per vecchi), c'è solo da togliersi il cappello, quando si parla di loro. Delicati e caustici al tempo stesso, sanno dare un respiro unico alle loro storie, e sanno tirar fuori il meglio dagli attori che lavorano con loro, da tutti, vedere cosa fa Justin Timberlake (che comunque sta lavorando davvero sodo sulla sua carriera di attore), qui nei panni di Jim Berkey, ma forse ancor di più, guardate cosa riescono a far fare a Carey Mulligan (Jean Berkey), a dir poco straordinaria nei suoi duetti con Oscar Isaac, durante i quali demolisce letteralmente il personaggio di Davis.
Non si può fare a meno di provare empatia per un personaggio talmente sfigato, ma i Coen ci mettono del loro, e questo è un altro dei loro valori aggiunti. La colonna sonora è, naturalmente, molto bella, ed è curata da T Bone Burnett (e chi, sennò?).
L'unico appunto che mi sento di fare al film, correndo il rischio di prendermi delle sonore offese, è che l'argomento non mi pare di quelli interessantissimi. Ma non sempre i cineasti devono venire incontro ai gusti degli spettatori, anzi, è giusto che sia esattamente il contrario.
Già detto di alcuni, ci sono John Goodman (Roland Turner), F. Murray Abraham (Bud Grossman), Adam Driver (Al Cody), Oscar Isaac (Llewyn Davis) è bravo, ma Garrett Hedlund (Johnny Five), con si e no tre battute, è straordinario. Curiosità: Max Casella (The Sopranos) interpreta il gestore del locale dove suonano spesso Davis e Jim & Jean, che di nome fa Pappi Corsicato.
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