Sabato 7 febbraio
La sveglia è di quelle che non piacciono a Dria, mentre io, come mi accadrà quasi sempre durante questo viaggio, mi sveglio ben prima di quanto abbia rimesso il telefono. La colazione è, per le mie abitudini, più che sufficiente. Pare sia tradizione mangiare uova, ma questo, per voi che mi seguite da anni anche in Sud America, lo sappiamo già. Io passo, naturalmente. Il nostro passaggio al molo non è perfettamente in orario, quindi facciamo tutto con molta calma. La giornata è, al momento, un po' nuvolosa, e meno male, che altrimenti ci si potrebbe ustionare. Arriva il minibus, ci sono altri partecipanti, breve tragitto fino al molo, dove ci sono decine e decine di turisti in attesa dei motoscafi che ci porteranno alle isole. Molti turisti sono peruviani, non è alta stagione per il turismo internazionale. Oltre all'escursione, già pagata, si paga una tassa d'ingresso al Parco Naturale. Ci si imbarca e si parte.
Ora, il post su queste isole dovrebbe essere interamente fotografico, ma neppure riempire di fotografie il racconto riuscirebbe a rendere l'idea. Prima di scendere in particolari, però, c'è un'altra cosa da dire prima. Costeggiando la penisola che "protegge" Paracas, ci si imbatte in un imponente geoglifo detto El Candelabro, che viene messo in relazione con le Linee di Nazca, ma che nessuno sa ben spiegare; si sono fatte molte ipotesi, quel che è piuttosto certo, è che risalga a 2500 anni fa. Fatto sta che è decisamente suggestivo, ed è una delle attrazioni dell'escursione. Una sorta di antipasto graditissimo.
Oltre al capitano, che guida la lancia, c'è pure una guida, un tipo piuttosto indio, che è pure simpatico, e ce la mette tutta, si dilunga in spiegazioni dettagliate. Dopo un'altra ventina di minuti, eccoci vicini alle isole. Le Ballestas sono disabitate (se si eccettuano un paio di guardiani, così ci dicono), ma sono una sorta di paradiso per uccelli, leoni marini (non foche), e alcuni pinguini di Humboldt (per i più attenti, quello della corrente... non elettrica). Ci sono così tanti uccelli (niente battute) che il governo peruviano ha deciso di farne una guaneria: ciclicamente, vengono ingaggiati decine e decine di raccoglitori di merda di uccello, che viene successivamente usata per concimare i campi (e per la vendita). Come che sia, queste isole non grandi, rocciose, sono decisamente suggestive sia per le formazioni (appunto) rocciose, gli archi e le grotte, sia per lo spettacolo fornito da siffatta popolazione. Le "voci" degli uccelli, ma soprattutto dei leoni marini maschi che si battono per il loro harem a colpi di pinna e di urla, è qualcosa di incredibile. Ci sono perfino un paio di spiagge dell'oblio, dove i leoni marini maschi estromessi dalla lotta per le femmine si rifugiano, meditando il riscatto per la prossima stagione dell'amore, o semplicemente per riprendere le forze (qua, dopo la spiegazione della guida, riesco a fare una battuta che fa ridere tutta la lancia - potete immaginarvela, una spiaggia gay).
Insomma, l'escursione ci regala una piacevole sorpresa, e vale tutti i soldi spesi, forse perfino qualcosa di più.
E di foto ce ne sono ancora, purtroppo per voi.
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