Le cose da fare cominciano a scarseggiare. Ma lì vicinissimo c'è la Casa della Principessa Ljubica, e quindi decido di dare un'occhiata. Costruita tra il 1829 e il 1830, ingrandita nel 1836 (con l'ala che racchiude il bagno turco), voluta dal Principe Milos Obrenovic I per la consorte Ljubica Vukomanovic, è una residenza di dimensioni medio-grandi che comprende influenze ottomane innestate su architettura mitteleuropea. Base rettangolare, tre piani, ognuno con un grande salone d'ingresso, intorno al quale si sviluppano tutta una serie di camere e salotti, e, opposti all'ingresso, i divanhana, stanze semicircolari usate per fumare e parlare. Curiosa, anche per me che non m'intendo certo di architettura, storica poi. Esco ed è ancora presto, quindi decido di andare allo zoo, non ho più luoghi da vedere, e pare che ci sia una coppia di tigri bianche: quantomeno farò qualche foto da far vedere a mio nipote. Eccole.
Non sono granché, ma gli animali sono bello, seppure dentro uno zoo non sia il massimo. Mi aggiro cercando l'ora di pranzo. Mentre esco e vado verso il centro in cerca di un ristorante che mi ispiri, scatto un'altra foto per mio nipote: la locandina di FF7 in serbo.
E niente. Entro in un ristorante di ispirazione francese, ed ordino un pesce d'acqua dolce, che non mi piace granché. Lo so, sbaglio sempre, l'ho fatto solo perché era un altro dei consigli del mio collega bulgaro. Girello sotto una pioggerellina quasi impalpabile per il centro, lo struscio ha già avuto inizio, belle ragazze ce ne sono a iosa. Mi stanco, e rientro in albergo, mi riposo, mi guardo qualche serie e un po' di tele, scendo in piscina, nuoto una mezz'ora, poi approfitto della sauna e dell'hammam, incontro nuovamente due famiglie di italiani che ritroverò sul volo di ritorno. La sera scelgo di andare in un locale vicinissimo all'albergo a mangiarmi una pizza, il posto è pieno zeppo, moltissimi giovani. Rientro, un po' di email e di tele.
Lunedì 6 aprile
Sveglia presto, scendo e nuoto un'altra mezz'ora, poi faccio colazione. Mi preparo, preparo i bagagli, scendo per il check out e chiedo gentilmente se possono scambiarmi l'ultima banconota rimasta con degli spiccioli, anche questi sono per mio nipote. Si sbattono per un paio di minuti in due e mi rimediano diverse monete, e non vogliono assolutamente la banconota. La banconota andrà come mancia a Rados, che è già pronto ed accetta di buon grado la mia proposta di andare all'aeroporto in anticipo sui tempi schedulati. Si conversa di buon grado, mi lascia il suo biglietto, e si augura il mio ritorno. Gli auguro tante buone cose, e mi infilo dentro il Nikola Tesla, faccio il check in, e poi le solite cose, Fiumicino e la sua decadenza, e il Roma-Pisa con quattro chiacchiere insieme a qualche altro toscano. Un'altra capitale europea, un'altra esperienza.
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