No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20150916

Bosnia-Herzegovina/Croazia - Maggio 2015 (3)

Giovedì 7 maggio
Non c'è fretta, i trasferimenti che ho programmato sono brevi, meno di duecento chilometri, quindi c'è il tempo per fare colazione e due chiacchiere. Al momento di andare, l'auto è "ingabbiata" da due altre auto di ospiti dell'albergo, in più, ci sono lavori nel vicolo che porta alla strada principale. Vado sulla terrazza in cima all'albergo, e aspetto. Osservo il proprietario che sposta la sua auto per uscire, i tre operai che stanno lavorando su una tubazione che gli fanno fare manovra, tutti e tre osservando da un lato, senza accorgersi che dall'altro l'auto sta toccando in un paletto. Insomma, alla fine mi metto in cammino, salutando e ringraziando dell'ospitalità e della cortesia.
Bella giornata, velocità di crociera. La strada costeggia il fiume, finché non si arriva a Jablanica, dove una diga ha creato un lago delizioso. Ci tenevo a passare di qua perché la zona mi è rimasta impressa dopo averla vista in un film: Na putu, ottima dimostrazione che anche in Bosnia c'è del buono dal punto di vista cinematografico. La mia velocità diventa ancor più lenta, mi godo la vista. La zona è molto bella, verde e selvaggia. Dopo Konjic la giornata si fa più scura, si lascia il fiume, sono vicino alla capitale.


Non ci crederete, ma ho scattato questa fotografia più e più volte. Mai una volta che mi venisse dritta. Sono convinto che non lo è neppure adesso. Però non è malaccio, dai.
Dalla terrazza in cima all'albergo, all'imbrunire
Due vedute della Neretva quasi all'altezza di Jablanica
La biblioteca nazionale
Qualche altra decina di chilometri e ci siamo. Una sorta di tangenziale mi introduce a Sarajevo. Entro da un quartiere molto moderno. Il GPS è sempre inutile, e Nermin, il proprietario dell'albergo di Mostar, mi ha dato qualche indicazione, ho controllaro su google maps, non dovrebbe essere difficile. Passo tutta una serie di semafori, non c'è quel traffico che caratterizza le grandi metropoli, anche se, a vederla bene, Sarajevo conta quasi novecentomila abitanti. Arrivo finalmente su una delle due strade principali del centro, che costeggiano da una e dall'altra parte il piccolo fiume che fende la città, la Miljacka. Sono dalla parte opposta rispetto all'albergo che ho prenotato, il Latinski Most, a pochi metri dal famoso ponte. Seguo le indicazioni, chiare, arrivo al ponte, chiuso al traffico, e a quello seguente svolto a sinistra, passo il ponte e svolto di nuovo a sinistra, è un gioco da ragazzi, vedo l'hotel, c'è un piccolissimo parcheggio privato proprio dopo qualche metro, infilo l'auto lì dentro. Scendo con i bagagli, e mi presento al check in, il ragazzo alla reception mi chiede dove ho messo l'auto, e mi conferma che va benissimo (si stupisce perché era convinto di averlo lasciato chiuso). Camere piccole, arredamento retrò, dalla finestra si può quasi toccare il ponte. Sarò imborghesito come viaggiatore, ma mi pareva il minimo da fare, soggiornando a Sarajevo.
Mi butto subito in giro, attraverso il ponte e sono nel quartiere storico di Bascarsija, lì pranzo velocemente, e poi cammino per la città per diverse ore. Prima di rientrare, mi fermo ad un'agenzia di viaggi sempre a pochi metri dal Ponte Latino, la Insider. I tour proposti sono davvero interessanti, il loro depliant me l'hanno dato in albergo. Ne compro due, quello chiamato Times of Misfortune, e l'escursione da una giornata intera a Srebrenica. Mi ritiro nella mia stanza per deliberare per la cena.


Il ponte Seher-Cehaja
L'Inat Kuca, uno dei ristoranti più caratteristici di Sarajevo

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