The Wolf of Wall Street - di Martin Scorsese (2013)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Vita, opere e caduta di Jordan Belfort, anche detto "il lupo di Wall Street". Di umili origini, Jordan nel 1987 compie il primo passo di quella che si augura possa essere una brillante carriera a Wall Street: entra come apprendista broker alla L.F. Rothschild, sotto l'ala protettiva di Mark Hanna. Mark, personaggio che in seguito Jordan imiterà a livello esponenziale, lo incita a condurre uno stile di vita basato soprattutto sugli eccessi: sesso e droga in quantità industriali, per raggiungere prestazioni altissime sul lavoro. Mark gli spiega inoltre che il lavoro di broker, secondo la sua concezione, non è teso a far arricchire i tuoi clienti, ma principalmente, a farti arricchire personalmente, e molto: dei clienti, chissenefrega. Jordan è molto colpito, e pronto a mettere in pratica gli insegnamenti di Mark, ma praticamente al suo primo giorno di lavoro, si verifica una delle più grandi crisi economiche dello scorso secolo: il cosiddetto lunedì nero. Jordan perde il lavoro, ma aiutato dalla fedele moglie Teresa, trova lavoro in una boiler room, una piccola compagnia di investimenti truffaldini, specializzata in vendite di penny stocks (azioni di piccole aziende, spesso sconosciute, a volte inesistenti, sulle quali il broker ha un guadagno spropositato). Per mezzo del suo stile aggressivo, e dei guadagni altissimi, Jordan comincia ad accumulare una piccole fortuna. Conosce in seguito un vicino di casa, Donnie Azoff, impressionato dal suo stile di vita. I due si piacciono, e si mettono in proprio. Assumono una serie di truffatori, Jordan li istruisce nell'arte dell'hard sell e del pump and dump, metodi tesi ad imbrogliare i clienti, fonda una società dal nome altisonante (Stratton Oakmont), inventandogli una storia falsa ma rassicurante, e nonostante le frodi e i sospetti che si porta dietro, dopo un articolo poco lusinghiero su Forbes, Jordan e i suoi soci si ritrovano centinaia di richieste di assunzione.
Il successo è inimmaginabile, i soldi piovono a pioggia, lo stile eccessivo di Jordan contagia non solo i soci stretti e fondatori, ma pure tutti gli altri dipendenti. Jordan diventa dipendente dalle droghe, frequenta prostitute, si invaghisce di Naomi Lapaglia al punto da lasciare Teresa, e, naturalmente, la S.E.C. comincia a "puntarlo".
Si, certo: può essere una storia criticabile. Ma è vera. Ed è lo specchio e l'anticipazione di cose come quelle descritte da The Big Short, cose avvenute anni più tardi, e dettate dall'avidità crescente.
The Wolf of Wall Street, tratto dal libro omonimo e autobiografico di Jordan Belfort, due anni fa fu candidato a cinque Oscar, non vincendone nessuno. D'accordo, c'era molta concorrenza, ma se penso che nella categoria "miglior regia", il premio andò a Cuarón per Gravity, beh, c'è da scendere in piazza.
The Wolf of Wall Street è poesia cinematografica. E' divertimento puro, guasconismo (esiste? non credo, ma posso appellarmi alla Crusca...) ad altissimi livelli, attori e attrici che si divertono un mondo, un regista che è un maestro, e potrei continuare ma avete capito.
Straordinario. Alcune scene da ricordare per sempre.
Leo DiCaprio (Jordan) grandioso, Jonah Hill (Donnie), Margot Robbie (Naomi) fighissima, Matthew McConaughey (Mark Hanna) favoloso, Kyle Chandler (Patrick Denham) rigoroso, Rob Reiner (Max Belfort) spassoso, Jon Bernthal (Brad), Jon Favreau (Manny), Jean Dujardin (Jean-Jacques Saurel) gustoso, Joanna Lumley (zia Emma), Cristin Milioti (Teresa), Shea Whigham (Ted Beecham), Ethan Suplee (Toby), Spike Jonze (Dwayne), e lo stesso (vero) Jordan Belfort in un cameo.
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