La necessità di chiarirmi le idee su alcuni parametri del sistema informatico che usiamo già, e che andremo ad usare in maniera ancor più approfondita, mi porta a dovermi recare a Lione, Francia. Alcune cose da chiarire: la multinazionale per cui lavoro, qualche anno fa ha acquisito una grande compagnia chimica francese. Una delle sedi era, ed è ancora, in un centralissimo palazzo nel centro della città francese. Mi organizzo quindi per un'ennesima trasferta in solitaria.
Domenica 18 settembre parto con tutta la calma del mondo nel tardo pomeriggio, alla volta di Bologna. I voli per Lione dalla Toscana (Pisa e Firenze) esistono solo in luglio e in agosto, quindi sono costretto a raggiungere il capoluogo emiliano per volare con Hop!, la già conosciuta controllata Air France. Il volo è lunedì all'ora di pranzo, e davvero non ho voglia di fare le cose di fretta. Ho prenotato una notte all'hotel Meeting di Calderara di Reno, uno dei più vicini all'aeroporto bolognese e al parcheggio che ho prenotato. L'albergo è situato in una periferia anonima, inglobato in un enorme palazzo che ha una parte in rovina; in sé l'albergo non è così male, personale cordialissimo, ma c'è un odore che non mi piace. Arrivo poco prima di cena, e mi raggiunge l'amico Mazza per una pizza nella mia pizzeria preferita in San Lazzaro di Savena. Chiacchiere in libertà tra il serio e il faceto, e si fa una certa.
Lunedì 19 mi sveglio con la stessa calma del giorno precedente, la colazione è ok, saldo e mi incammino verso il parcheggio; il GPS mi tradisce con l'indirizzo, quindi ci riprovo con le coordinate, e arrivo. Il franchising è lo stesso che ho usato più volte con grande soddisfazione a Orio al Serio, ma ho l'impressione che qua a Bologna sia ancora da rodare. Come che sia, arrivo all'aeroporto e già mi trovo a gestire una triangolazione di comunicazioni tra la mia sede e la mia capa tedesca. Controlli abbastanza automatizzati a Bologna, e c'è tempo per concedersi una fetta di schiacciata ripiena. Un viaggiatore di lavoro che salirà con me sul volo attacca bottone, e non mi dispiace andare in pausa dalle mail di lavoro. Immediatamente dopo il decollo ho il solito attacco di sonno, che mi passa quando mi accorgo che la rotta punta decisamente verso il Tirreno, e quando arriviamo sul mare riconosco il paesello e la fabbrica. Tutta da gustare la virata sul "dito" della Corsica, poi dritto verso la Francia. Mi riappisolo. Si arriva, si scende, e si attende un bel po' per i controlli dei passaporti. Non ho nessuna fretta. L'aeroporto di Saint-Exupéry è moderno e funzionale, mi avvicino all'uscita e decido di prendere il Rhonexpress, del quale avevo letto. Fumo una sigaretta all'esterno, tra militari giovani e armati, rientro per fare il biglietto al distributore automatico, tramite carta di credito, scendo in banchina e attendo. Arriva il trenino, salgo e mi siedo. Si parte. Al controllo biglietti, la signorina mi fa notare che i due scontrini che le sto mostrando non sono il biglietto, che dovrebbe avere un codice a barre come quello del ragazzo che siede di fronte a me. Mi chiede la carta di credito che ho usato, e mi mostra che le ultime tre cifre non corrispondono. Spiego, con il mio povero francese, che davvero non me ne sono accorto, lei mi dice che succede, e mi fa il biglietto senza il sovrapprezzo di un euro che sarebbe dovuto nel caso tu decida di comprare il biglietto sul treno e non prima. Meraviglioso. Ringrazio. Due fermate intermedie, ed infine eccoci davanti alla Gare de Lyon-Part-Dieu. Scendo, mi oriento, mi incammino verso l'hotel che ho prenotato. Qui va molto di moda il monopattino, soprattutto per le donne.
In dieci minuti neppure, sono al Best Western Richelieu, vicino sia alla stazione che all'edificio dove dovrò recarmi domattina. Stanze piccole, perfino l'ascensore ha una forma "ristretta", ma è roba di una notte. Mi metto al lavoro, e mi ricordo che la presa di alimentazione del mio nuovo pc non combacia con quelle francesi, scendo a chiedere se posso avere un convertitore, lo ottengo. Verso le 20 esco, diretto in una hamburgeria che ho trovato su google, già prima di partire, giusto dietro l'angolo. Si tratta di King Marcel. Lo stile è fast food, ma orgogliosamente francese, carne e patate non sono decisamente quelle di McDonald's. Ordino e mi siedo, mentre c'è un gran viavai di fattorini che consegnano gli ordini a domicilio. Mi re-immergo nelle mail di lavoro, poi ad un certo momento alzo lo sguardo e, davanti al banco, scorgo una silhouette femminile che mi pare vagamente familiare (se non lo sapete, sono una delle persone più fisionomiste che conosca). Non si gira, mi porge a malapena il profilo. La osservo bene, le scarpe e il modo di tenere i piedi sono decisivi. Mi alzo, faccio finta di guardare fuori dalla vetrina, mi assicuro sia lei. Le tocco appena una spalla senza dire niente, lei si gira e fa un'espressione davvero sorpresa. Fino ad ora me la sono cavata col francese basico, immediatamente però lei passa all'inglese e mi domanda che ci faccio lì, le spiego, facciamo una breve conversazione finché non arriva il mio ordine, e il suo, che è da asporto. E' una ragazza che ho conosciuto in aprile, in Belgio, al corso di Adaptive Leadership, e lei lavora qui alla sede di Lione. La saluto, mi ha fatto piacere rivederla, e mi butto sulla cena. Buona, non c'è che dire. Mi fumo una sigaretta ai tavoli esterni, mi compro una bottiglia d'acqua al Carrefour di fronte, mi ritiro nelle mie stanze. Mi vedo un po' di serie tv, e a domattina.
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