Broken Lines - Giraffe Tongue Orchestra (2016)
Ero molto curioso di ascoltare il debutto di questo supergruppo metal, formato da Ben Weinman (The Dillinger Escape Plan) e Brent Hinds (Mastodon), entrambi alle chitarre, che hanno impiegato alcuni anni a riunire musicisti all'altezza quali William DuVall (Alice In Chains) alla voce, Pete Griffin (Dethklok) al basso e Thomas Pridgen (Trash Talk, Suicidal Tendencies, The Mars Volta) alla batteria.
Devo essere molto onesto però, il risultato non mi ha per nulla esaltato, nonostante il rispetto che nutra soprattutto per i due fondatori (e le rispettive band). Ovviamente, vista la tecnica e l'esperienza dei musicisti coinvolti, ci sono, nel disco, momenti interessanti, composizioni ben organizzate, ma l'indirizzo pare un poco confusionario, perso a metà strada tra un progressive rock energico che non si perda troppo in onanismi e ridondanze, funky rock robusto e hard rock che strizza l'occhio alle emissioni radiofoniche, e quel che è peggio, non mi ha lasciato nulla di nulla, neppure un pezzo degno di essere infilato in una cazzo di compilation.
Ottime la prova della sezione ritmica, non mi piace molto lo stile di DuVall, che già non mi era piaciuto nella rinnovata line up degli AIC, ma forse sarà perché sono un nostalgico, almeno su certe cose.
I was very curious to hear the debut of this metal supergroup, consisting of Ben Weinman (The Dillinger Escape Plan) and Brent Hinds (Mastodon), both on guitars, which took several years to bring together musicians at the right level, as William DuVall (Alice In Chains) on vocals, Pete Griffin (Dethklok) on bass and Thomas Pridgen (Trash Talk, Suicidal Tendencies, The Mars Volta) on drums.
But I have to be very honest, the result does not excite me at all, despite the respect that I nourish especially for the two founders (and their bands). Obviously, given the technical and experience of the musicians involved, there are, in the album, interesting moments, well-organized compositions, but the address seems a little confusing, lost somewhere between an energetic progressive rock that tried do not lose too much time in onanism and redundancies, funky rugged rock and hard rock that gives a nod to radio emissions, and what is worse, it did not leave anything at all, not even a track worthy of being stuck in a fucking compilation.
Excellent proof of the rhythm section, I do not really like the style of DuVall, who I already did not like it in the renewed line up of AIC, but maybe it will be because I am a nostalgic, at least on certain things.
Nessun commento:
Posta un commento