La terza guerra mondiale - Zen Circus (2016)
Oltre al difetto di essere abbastanza esterofilo, il letteratura e in musica, ho questo problema di appartenenza, che, scherzando ma non troppo, mi fa sempre pensare che se qualcosa viene da Pisa, debba essere preso prima un po' per il culo. Gli Zen Circus sono una realtà italiana, e non solo pisana, da ormai oltre vent'anni (furono fondati nel 1994), e questo è il loro nono disco, ma nonostante abbiano un gran seguito e siano molto rispettati dalla critica, non li ho mai ascoltati troppo. Visti dal vivo solo una volta nel 2005, li giudicai da rivedere. Anche un titolo accattivante come Andate tutti affanculo (sesto disco, del 2009), non fece crollare il mio stupido embargo. Adesso sono diventato grande, ho vinto i preconcetti, ed ho ascoltato questo disco. Ed ho scoperto una realtà meravigliosa, matura, una band capace di scrivere pezzi pop che hanno retrogusti punk, rock e new wave, con testi in italiano densi, intelligenti, divertenti, ficcanti, espliciti quanto basta per farmi innamorare. Perfino un pezzo come Pisa Merda, esplicita solo nel titolo, riesce a farmi commuovere e divertire: gli Zen partono dal tormentone inventato dai livornesi (e scritto su tutti i monumenti del mondo), ci costruiscono sopra una amara riflessione sulla provincia italiana, e concludono con voci campionate che nominano vari capoluoghi di provincia (o cittadine importanti) italiani seguite da "merda". Pisa non viene mai nominata, ma Livorno si. Non è una rivalsa, bensì un divertissement, come deve essere, da sempre, la rivalità tra cugini: perfetta conclusione goliardica alla maniera toscana di un piccolo capolavoro serio. Chapeau.
E guardate che non c'è solo questa, anzi. Su 10 pezzi, nove sono incisivi, concisi, pieni di riferimenti ed omaggi ma anche originali il giusto, ben scritti, suonati e cantati, poi il disco si conclude con Andrà tutto bene, lunga suite vagamente lisergica che riflette sulle insulsaggini propinate dalla musica leggera, a livello di testi.
Dicono che non vogliono essere politici, ma sociali, vogliono giusto riflettere sull'Italia di oggi: ci riescono perfettamente, e la musica ci si sposa alla grande.
Bravissimi Zen Circus, uno dei dischi più belli del 2016.
Besides the disadvantage of being quite xenophilous, in literature and in music, I have this problem of belonging, which, joking but not too much, always makes me think that if something comes from Pisa, should be taken before a bit as a joke. The Zen Circus is an Italian reality, and not only of Pisa, for the past twenty years ( they were founded in 1994), and this is their ninth album, but despite having a large following and that they are highly respected by the critics, I have not never listened too much, and too deeply. I had seen them live only once, in 2005, judging them as "to be reviewed". Even a catchy title like "Andate tutti affanculo" (sixth disc, 2009), did not collapse my stupid embargo. Now I'm grown up, I won the preconceptions, and I listened to this record. And I discovered a wonderful reality, mature, a band able to write pop songs that have punk, rock, even new wave aftertaste, with lyrics in Italian so dense, smart, funny, insightful, explicit enough to make me fall in love. Even a piece like "Pisa Merda", only explicit in the title, can make me move and entertain: The Zen Circus start from the catchphrase invented by people from Livorno (and written about all the monuments in the world from them), they build on it a bitter reflection on the Italian province, and conclude with sampled voices appointing various Italian provincial capitals (or important towns) followed by "shit". Pisa is never mentioned explicitly, but Livorno is. It is not a revenge, but a divertissement, as it should be, as always, the rivalry between cousins: the funny perfect end as the Tuscan way, of a serious small masterpiece. Chapeau.
And be careful, that there is not only this one, indeed. 10 tracks, nine are incisive, concise, full of references and homages but also original enough, well-written, played and sung, then the album ends with "Andrà tutto bene", long and vaguely lysergic suites, reflecting on platitudes served up from pop music, also at the level of lyrics.
They say they do not want to be politic, but only social, just wants to think about the today Italy: they succeed perfectly, and the music get married to their lyrics, big time.
Bravo to The Zen Circus, this is one of the finest records of 2016.
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