Non sono passati neppure quattro giorni (oggi è lunedì 4 ottobre), che si torna in Belgio. L'occasione è l'annuale convention (un altro modo per chiamare le riunioni autocelebrative) della supply chain (una delle due per le quali lavoro, quella che mi impegna decisamente di più, e dove ricopro un paio di ruoli piuttosto importanti, altrimenti non sarei qui), che quest'anno, il capo supremo ha deciso di svolgere a Mechelen (conosciuta anche come Malines), cittadina ricca, industrializzata, ma pure storica, a una trentina di chilometri dalla capitale belga. Siamo in tre: io, il mio capo L., e la collega S., acquisto recente nella nostra squadra (è con noi da luglio), ottima occasione per conoscere colleghi e farsi conoscere (il capo "supremo" è avvisato ed ha dato la sua benevola benedizione, non è corretto invitare dei "plus" senza almeno avvertire), e verso le 16,30 del lunedì partiamo per l'aeroporto pisano, ormai un po' casa nostra (a proposito, i lavori della metropolitana di superficie sono quasi ultimati, e il parcheggio al quale sono praticamente abbonato torna ad essere vicinissimo all'entrata dello scalo - stiamo parlando di un risparmio di 100/150 metri su un totale di forse 400). Il volo è alle 19, e ceniamo in volo con i succulenti panini Ryanair, l'arrivo è poco prima delle 21, e stavolta, visto che non dobbiamo muoverci autonomamente dall'albergo dove siamo alloggiati, abbiamo preso un servizio taxi collettivo, una piccola impresa italiana che ci ha segnalato una collega, e che il mio capo ha già provato una volta. L'autista è un simpatico napoletano chiacchierone (quando capisce che a noi va bene), con varie esperienze internazionali, la guida è all'italiana ma va bene così, siamo stanchi, e il tragitto fortunatamente è senza intoppi. Arriviamo al Novotel di Mechelen neppure tardissimo, salutiamo le vecchie conoscenze e incontriamo il nuovo capo europeo, L., con il quale rimango a chiacchierare fino all'ultimo bicchiere insieme ad un altro collega statunitense, R., scoprendo cose inaspettate (televisioni internazionali preferite: la mia è Al Jazeera in inglese, quella dell'amico statunitense è CNN International, e quella del nuovo capo, che è francese, è RT - Russia Today; credetemi, una delle televisioni meno imparziali che abbia mai avuto modo di vedere).
Martedì 5 ottobre la cosa divertente è che io e il mio capo L. siamo i primi a scendere per colazione, primato che conserveremo anche l'indomani. Siamo ormai abituati a cominciare all'alba, e nonostante i comodi letti del Novotel, siamo a lavoro. Il primo giorno, l'idea si rivelerà davvero simpatica, la riunione è al Technopolis, un museo scientifico che, all'occorrenza, è attrezzato per ospitare eventi come questo. La mattina scorre con la presentazione delle novità a livello organizzativo, e, divisi per tavoli come ormai accade sempre, c'è una sorta di lavoro di gruppo, la richiesta di suggerimenti sui vari argomenti affrontati. Break vari, pranzo in piedi, termine attività verso le 17, e a quel punto, veniamo divisi in gruppi da un esperimento scientifico (una ragazza, addetta del museo, riempie una bottiglia di un gas, la bottiglia esplode sparpagliando palline con dei numeri, non scendo in particolari perché ero al bagno). A quel punto, per un paio d'ore, ogni gruppo segue un percorso attraverso i due piani del Technopolis, superando prove di abilità spicciole (palline galleggianti spinte da un getto d'acqua, costruire la torre più alta con bulloni su una calamita, ma in orizzontale, cose così), fino all'ora di cena. La cena è passabile, le chiacchiere si sprecano, ma in fondo l'atmosfera è cordiale e divertente. Dimenticavo di dire che i 3,5 km che separano l'hotel dal museo li abbiamo fatti in bus, e lo stesso facciamo dopo cena. Naturalmente, molti tirano tardi al lobby bar dell'hotel, che offre un'interessante scelta di birre, e anche stasera riesco ad essere uno degli ultimi che stacca.
Dato che spesso mi accade di dimenticare di fare fotografie che raccontino di più, stavolta ne ho fatte solo tre (due le vedete qui allegate), e tutte dalla finestra della mia camera. Secondo me riescono ugualmente a dare l'idea di quanto le città medio/grandi belghe siano ideali per vivere, se non fosse per quel clima un po' così. La mattina presto, decine e decine di bambini e adolescenti e mamme che li accompagnano a scuola, tutti in bicicletta, tranquilli, poche auto, nessuno che schiamazza.
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