Le meraviglie della tecnologia, come ormai tutti voi avrete capito, danno una mano anche alla parte sentimentale di noi. Qualche tempo fa, mentre ero a Lione, mi arriva una email tramite Linkedin, e mi accorgo che non è una di quelle automatiche. E' di Gino, un ex commilitone, lo stesso che aveva già organizzato, ben venti anni fa, una cena tra ex commilitoni, a dieci anni dalla fine del servizio militare.
Dovrei andare troppo indietro nel tempo, e dovrei spiegare troppe cose. tenterò di essere breve, ma non ve lo assicuro. Ho fatto il servizio militare tra il 1985 e il 1986. Primo mese (CAR, centro addestramento reclute) a Pesaro, poi undici mesi a Forlì, nella caserma De Gennaro, 66esimo reggimento di fanteria. Lo "scaglione" era il settimo del 1985. A Forlì, il nostro scaglione era costituito in larga parte da ragazzi pugliesi, ma c'era una buona fetta di toscani, soprattutto fiorentini, e qualche romano. Molti fiorentini frequentavano la costa, magari sarà per questo, magari sarà perché tra vicini ci si capisce meglio, fatto sta che con questi fiorentini legai molto. Legare nel periodo del militare lasciava il segno, così come lo lasciava il servizio in sé. La cosa buffa è che io, casualmente, mi ritrovai "imboscato", come si suol dire, perché dato il mio "incarico" (un numero che ti assegnavano all'inizio del servizio), feci parte del "minuto mantenimento", in qualità di caldaista: esentato dalle guardie, dai campi, dagli assalti, da quasi tutto, unici impegni quelli di alzarsi un'ora prima della colazione per accendere le caldaie della cucina, e di rimanere spesso in caserma la sera, di "servizio", in caso di accadimenti particolari. Tutti gli altri amici fiorentini, invece, erano (come incarico), assaltatori. Furono impegnati per tutti gli undici mesi in preparazioni fisicamente impegnative, una vera e propria scuola di guerra, campi, guardie, notti insonni, esercitazioni continue, alle prese con comandanti esaltati, e commilitoni spesso di una pochezza intellettuale notevole.
Legammo. Uscivamo la sera insieme, ci piangevamo sulle spalle, ma riuscivamo a ridere, a crescere, a pensare al domani. Tornavamo a casa insieme, spesso, per i "48" (licenze che cominciavano il venerdì pomeriggio e terminavano il lunedì mattina, adatte per chi non era poi così lontano come noi toscani; mi ricordo ancora oggi, che gli amici fiorentini mi lasciavano a Santa Maria Novella, e che quando, all'altezza di Stagno, il mio naso si accorgeva dell'odore proveniente dalla raffineria livornese, sentivo di essere finalmente a casa), diventammo amici davvero.
Poi, come accade spesso, ci perdemmo di vista. 20 anni fa, Gino ci rimise insieme, e cenammo vicino a Firenze (ma non ricordo bene dove), e fu bellissimo. Poi, colpevolmente, ci siamo persi di nuovi di vista. Casualmente, rividi solo Marco, perché appassionato di surf, mise su un negozio qua vicino, e per alcuni mesi l'anno vive qui.
E poi, un pomeriggio di settembre (il mese del congedo), ecco la mail di Gino. Fantastico. Pian piano, Gino riesce a rintracciare tutti: Roberto P., Tiziano, Massimiliano, Marco, Stefano, Roberto R., Giorgio (da sinistra a destra nella foto sotto, manca Giorgio, che non è potuto intervenire causa moglie incintissima), e fissa una data per una cena. Sabato 1 ottobre. Immancabile.
Il ristorante prescelto è La Bianchina presso Impruneta, adatto ai gruppi numerosi, ma che ci ha fatto mangiare bene. Le foto che vedete sono la testimonianza di quella sera, e la gioia che vedete sui visi di ogni partecipante è gioia vera, non c'è niente di finto, credeteci. L'alchimia di certe cose non si spiega, come possano persone che non si sono viste per vent'anni, che non condividono praticamente niente da trenta, essere così felici di ritrovarsi assieme, seppure per una sera, e che quasi non riescono a lasciarsi anche dopo la cena, a chiacchierare del nulla sotto una specie di pensilina per ripararsi dalla pioggia battente, è uno di quei misteri insondabili dell'animo umano.
Whatsapp ci servirà per rimanere in contatto. Fra un anno, indicativamente, è fissata la prossima cena, così che anche Giorgio possa essere abbracciato di nuovo. Sapete che sono un sentimentale, quindi non ve la voglio menare troppo: grazie Gino, Massi, Tizi, Roby e Roby, Marco, Stefano, e anche a Giorgio, assente abbastanza giustificato. Siete nel mio cuore, grazie della serata, grazie per essermi stati amici in quell'anno che per voi è stato senz'altro più duro che per me, e grazie per le prossime cene a venire, e per quando vorrete passare per un saluto dal paesello sul mare. Un abbraccio.
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