No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20191220

Caligola

Caligula - Lingua Ignota (2019)

Come ho già scritto in occasione della recensione del suo concerto a Praga, il personaggio di Kristin Hayter, in arte Lingua Ignota, è complesso ed estremamente intrigante. Per descrivervi il suo terzo album, il primo su Profound Lore (i primi due erano autoprodotti), che per me è uno dei migliori del 2019, avrei voluto scrivere una recensione come quella che Jenn Pelly ha scritto per Pitchfork, e invece dovrete accontentarvi di queste righe sconclusionate. E' un disco fatto di sofferenza, atmosfera disperata, paragonabile spesso alle migliori cose di Diamanda Galàs (il paragone lo fa anche Pitchfork, ma giuro che l'ho pensato da subito anche io, ben prima di averlo letto lì), ma denota una tecnica superiore, unita ad una teatralità che trasuda anche dal solo ascolto. I titoli delle canzoni non lasciano adito a dubbi: Lingua Ignota è già di per sé un manifesto della liberazione femminile, della lotta alla misoginia più becera, alla violenza di genere. Dopo due sole tracce sarete già rapiti dalla potenza inaudita che questa ragazza riesce a sprigionare, e sarete trascinati in un vortice di violenza sonora, che per una volta non abbisogna di chitarre ribassate. Tribalismo, spiritualità, opera e attitudine metal/industrial, il tutto portato ad un livello superiore. Disco imperdibile.



As I already wrote on the occasion of the review of her concert in Prague, the character of Kristin Hayter, aka Lingua Ignota, is complex and extremely intriguing. To describe her third album, the first on Profound Lore (the first two were self-released), which for me is one of the best in 2019, I wanted to write a review like the one Jenn Pelly wrote for Pitchfork, and instead you'll have to settle for these rambling lines. It is a record made of suffering, a desperate atmosphere, often comparable to the best things of Diamanda Galàs (Pitchfork also does the comparison, but I swear that I immediately thought of it too, well before having read it there), but it denotes a superior technique, combined with a theatricality that also oozes from the listening. The titles of the songs leave no room for doubt: Lingua Ignota is already in itself a manifesto of female liberation, of the struggle against misogyny, against gender violence. After only two tracks you will already be kidnapped by the unheard-of power that this girl is able to unleash, and you will be drawn into a vortex of sonorous violence, which for once does not need lowered-tone guitars. Tribalism, spirituality, opera and metal/industrial attitude, all taken to a higher level. Unmissable album.

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