Volbeat + Baroness + Danko Jones, Fabrique, Milano, lunedì 14 ottobre 2019
E pensare che solo qualche anno fa, avevo smesso di andare per concerti. Giusto ieri è cominciata una delle settimane più intense della mia vita "musicale": 5 concerti in 6 giorni. Non temete: ve li racconterò tutti. Stasera siamo al Fabrique di Milano, anche discoteca, prima volta per me, insieme agli amici Filo e Monty, come quando eravamo giovani. Arriviamo quando i Danko Jones hanno già cominciato, per me poco male, li ho visti all'opera neppure un anno fa, ma fa sempre piacere, è solo rock and roll ma ci piace. Gli amici si avvicinano per i Baroness, io li lascio andare, nel mentre, il Fabrique si va riempiendo. Il set di una delle mie band preferite del momento è, a mio giudizio, ben bilanciato tra vecchio e nuovo, senza esagerare con la promozione dell'ultimo, per me stupendo, Gold & Grey, ma soprattutto, dura un'ora e polverizza quello che verrà dopo, già in anticipo. Inutile girarci intorno, i Volbeat non possono competere con la bravura, l'intensità, la dedizione, della band di John Dyer Baizley e dei suoi tre bravissimi compagni di scuderia. Sono contento, perché dopo il concerto dell'anno passato, deludente dal punto di vista dell'afflusso di pubblico, sento che intorno a me ci sono persone che si stanno rendendo conto della grandezza di questa band. Quel che viene dopo, ovvero l'esibizione dei Volbeat, è roba da mestieranti, onesti quando vogliamo, ma leggermente deludenti dal punto di vista della carica e di quanto la band "si dà" al pubblico. Un pubblico che in realtà, è accorso numeroso, ed è qui per loro, principalmente. Usando la classica metafora cestistica, potremmo dire che la parabola del tiro ha iniziato la sua discesa. I pezzi forti ci sono tutti, ma è il trasporto che manca. E questo, dal vivo, fa la sua differenza. Da sempre.
Tonight we are at the Fabrique in Milan, also a disco, a first for me, together with my friends Filo and Monty, like when we were young. We arrive when Danko Jones have already started, for me not bad, I saw them at work even a year ago, but it's always nice, it's only rock and roll but we like it. My friends approach the stage for the Baroness, I let them go, while Fabrique is filling up. The set of one of my favorite bands of the moment is, in my opinion, well balanced between old and new, without exaggerating with the promotion of the last, for me wonderful, Gold & Gray, but above all, it lasts an hour and pulverizes that that will come later, already in advance. Needless to turn around the point, the Volbeat cannot compete with the skill, intensity, dedication, of the band of John Dyer Baizley and his three excellent team mates. I'm happy, because after the concert of the past year, disappointing from the point of view of the numbers, I feel that around me there are people who are realizing the greatness of this band. What comes next, I mean the performance of Volbeat, is a worker's stuff, honest how we want, but slightly disappointing from the point of view of the load and how the band "gives itself" to the public. A public that in reality is numerous, and it is here for them, mainly. Using the classic basketball metaphor, we could say that the parabola of the shot began its descent. All the highlights (nice and famous tracks) are there, but the sentiment is missing. And this, live, makes a difference. Always.
2 commenti:
Beh, buon Natale! :D
Nel frattempo ho realizzato la ragione dietro la scelta dell'introduzione al concerto scelta dai Volbeat. Magari è stranoto, ma Red right hand di Nick Cave è usata per i titoli di testa di Peaky Blinders, la serie della "coppola" che ha ispirato in modo evidente il look della band...
Beh si, ragionevole
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