La mattina dopo sono sveglio anche troppo presto, per non occupare il bagno nell'ora di punta, sono pronto con un anticipo dei miei. Facciamo colazione assieme, e prima ancora che Susy vada a lavoro arriva Sammy, l'autista, con la sua macchina. Saluti calorosi, da parte mia sempre con la lacrimuccia in punta d'occhio. Continuo a stupirmi di cose alle quali ormai dovrei essere abituato: bastano 15 giorni e un paese straniero, la condivisione di cose personali, per farmi affezionare a persone alle quali sono già abbastanza affezionato, e mi viene da piangere, nonostante stia già pensando, e Susy ed Ismail ne sono al corrente, di tornare in dicembre. Qualche convenevole con Sammy, che mette della musica country nel lettore cd. Gli chiedo se ha messo quel tipo di musica per me, e capisco che è proprio così; gli chiedo di mettere la musica che piace a lui: reggae. Poco dopo Naivasha si comincia a salire, e, oltre ad una pioggerellina lieve, comincia un nebbione degno della pianura padana. Da non crederci. Parlo con Sammy, delle differenze tra Italia e Kenya: tempo, strade, persone, abitudini. Attraversiamo una Nairobi ingorgata, ma non troppo. Le nuvole si diradano ed esce il sole. Arriviamo all'aeroporto che sono da poco passate le 10 del mattino; come sempre è prestissimo, ma stavolta ho la giustificazione che attraversare Nairobi pare sia sempre un terno al lotto. Congedo Sammy con una mancia importante, che tanto gli scellini non mi servono più molto. Attendo tranquillamente per quasi tre ore, e dopo lunghissimi preparativi (il ritmo africano è rilassato, come già detto), apre il check in, mi prendo la carta d'imbarco, ed entro nel vivo dell'aeroporto. Mangio qualcosa nei due posti dove si può mangiare, e poi domando se esiste una sala fumatori. E' proprio a tre metri da dove sono quando chiedo, e devo ammettere che la semplicità dell'aeroporto acquista tutto un altro valore. Non grande, ma sufficiente, tranquilla, aspirata tanto che ne esci quasi profumato (e guardate che in paesi che si reputano molto più civili non è così), insomma mi mette di buon umore. Poi inizia il pre-imbarco, e poi viene l'imbarco. Ormai ho capito come funziona il video (personale, per ogni poltroncina) della Emirates, e mi preparo a vedermi almeno 3 film: me ne sono addirittura lasciato uno a metà dal viaggio precedente. Mando un messaggio a Francesco, che vive con la sua famiglia e lavora a Dubai da qualche anno (dopo un'intera carriera, circa 20 anni, sempre all'estero), che mi ospiterà. Ci vediamo stasera. A Dubai.
Una delle cose più pazzesche di Dubai: lo Ski Dubai, all'interno del Mall of the Emirates |
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