Il fantasma della libertà - di Luis Buñuel (1974)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Giudizio vernacolare: oddove la 'omprava vesto vi?
La Toledo del 1808 è occupata dalle truppe napoleoniche. Un plotone d'esecuzione sta per fucilare dei prigionieri spagnoli, che muoiono al grido di "abbasso la libertà". Dopo questo incipit, ecco susseguirsi oltre un'ora e mezzo di episodi, legati da una struttura "a domino", con l'arrivo in scena di personaggi che apparentemente non c'entrano niente con l'episodio in corso, che però "annunciano" quello seguente, episodi totalmente surreali, ma che, come sempre accadeva nei lavori di Buñuel, sottintendono sempre qualcosa e lasciano ampio spazio per le interpretazioni, anche se il filo conduttore è comune.
Il suo penultimo film da regista, situato esattamente tra Il fascino discreto della Borghesia e Quell'oscuro oggetto del desiderio, scritto insieme a Jean-Claude Carrière, è un (ulteriore) sberleffo alla borghesia e alla morale sociale. Il rovesciamento delle convenzioni è grottesco ma divertente, e prende pesantemente in giro l'educazione e le cosiddette buone maniere. Rimanendo convinto che bastano poche parole, per cercare di raccontare un maestro del genere, chiudo qui: film a tratti irresistibile, divertente, spiazzante, caustico e fuori di testa. Che classe.
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