20100531
tax tua vita mea
Berlusconi: "Draghi riconosce il nostro impegno"
Invece il premier, specifica addirittura che le tasse sono giuste se al «33%, se vanno oltre il 50% allora è morale evaderle».
Della serie: come si cambia.
Dziękuję bardzo - Polonia maggio 2010
Land Of Plenty
20100530
scambisti
suissa
in svizzera. dai parenti che vogliono vedere il pupo.
non mi sembra vero.
olè!
insieme
nati due volte
Gianni è un giovane padre di famiglia, con una moglie e un figlio di 8 mesi (che non si vedono mai), vive e lavora vicino a Milano; ma nel suo passato c'è un figlio disabile, avuto 15 anni prima da una ragazza che è morta partorendolo. Gianni non lo ha mai voluto vedere, ma adesso, un po' perché ce n'è bisogno, un po' perché i sensi di colpa si fanno insopprimibili, ha l'occasione di stare con lui ed accompagnarlo a Berlino in una clinica specializzata. In questi giorni con Paolo deciderà di prenderlo con se, ma si accorgerà che non è facile, soprattutto perché i sensi di colpa spesso, ti affogano.
Molto liberamente ispirato a Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, il film è commovente dall'inizio alla fine, grazie soprattutto al tocco delicato di Kim Rossi Stuart, credibile nella sua goffaggine davanti alle problematiche dei disabili, ma anche alla sua spontaneità da "novellino" di certe cose, e alla mano del regista che insiste su una fotografia opaca e, soprattutto, su lunghe scene senza colonna sonora, che rendono interminabili le sofferenze.
Andrea Rossi, che recita (ma fino a un certo punto) il disabile Paolo è anche molto divertente con le sue ripetizioni e il suo romanesco che ricorda addirittura l'indimenticato Lorenzo di Guzzanti (con la sostanziale differenza che Paolo è laziale), ma indiscutibilmente e prevedibilmente toccante.
Acuta la scelta dell'ambientazione tutta tedesca, con Gianni e Paolo che non sanno una parola di tedesco, quasi a mettere sullo stesso piano "normali" con disabili a causa dell'incomunicabilità.
In definitiva un film che serve, per non dimenticare mai che ci sono anche "loro", per farci riflettere sulla nostra posizione privilegiata ma pure sulle profonde problematiche che la coesistenza comporta.
Finale asciutto (non dalle lacrime), col genitore che piange (in bilico tra passato e futuro), consolato (quasi rimproverato) dal figlio disabile.
Educativo.
20100529
l'amore e il suo contrario
Xiao cai feng
20100528
I don't like mondays
uomo ragno
Anche se bisogna dire che l'azione c'è, e a parte i fotogrammi un po' "goffi" e troppo computerizzati nei movimenti dell'uomo ragno (ma fanno di tutto per rispettare l'effetto che fa sul fumetto), gli effetti speciali e Raimi creano delle scene al limite del capolavoro (d'azione, appunto; la scena della metropolitana su tutte).
Alcuni particolari distribuiti lungo il film (la commedia, gli specchi) gli danno un po' di spessore superiore alla media.
Leggero ma tutto sommato positivo.
20100527
canali
Questa è una mia intervista a Giorgio Canali risalente al 2004; era per l'occasione dell'uscita del disco la cui recensione ho pubblicato ieri.
Giorgio Canali è il chitarrista dei PGR,è stato il chitarrista dei CSI; una figura storica del rock italiano.
Ex tecnico del suono, attualmente anche produttore richiesto, vanta una serie sterminata di collaborazioni anche all’estero e due album da solista, ma sempre con la sua band rossofuoco. É uscito da poco il suo terzo cd “giorgiocanali&rossofuoco”; lo abbiamo sentito e ne è uscita una interessante chiacchierata.
-Produttore, tecnico del suono, chitarrista/cantante:
-Sono fondamentalmente un musicista,verso i 24/25 anni ho capito che era molto più facile farmi pagare dalla gente per ascoltare la loro musica piuttosto che farmi pagare dalla gente per fargli ascoltare la mia musica; scherzi a parte, ho imparato i rudimenti del mestiere facendo la mia musica.
-A proposito di tutte le tue collaborazioni,cosa hai “preso” e cosa pensi di aver dato?
-Si imparano un sacco di cose dagli altri, anche dai più giovani. Su quello che do, forse sono bravo in cose troppo tecniche, ma ho un sacco di difetti, probabilmente quando qualcuno prende da me si prende anche i miei difetti, quindi peggio per lui!
-Spiazzami dicendomi un cd o una band che ti piace di un genere lontano dal tuo.
-Faccio fatica, le cose che mi piace ascoltare sono molto simili alle cose che faccio. Adoro Mark Lanegan. Il jazz per esempio non mi piace per niente. Una cosa che mi ha dato un piacere infinito ascoltandola, sono i “deliri”di Ferretti da solo; il suo spettacolo teatrale è fantastico. Non so quanto sia lontana dal mio mondo questa cosa però; in effetti Giovanni, così come Gianni Maroccolo, ne fanno parte. Cambiando discorso, come PGR siamo veramente felici di come ci sta andando, e credo di poter parlare anche a nome degli altri due.
-Nei tuoi testi giochi con le parole e con le frasi fatte;è sbagliato pensare che hai un senso dell’umorismo complicato?
-Mi sono lasciato andare stavolta, prima avevo un po’di vergogna a giocare con l’italiano (e lo facevo invece col francese, nel periodo in cui vivevo praticamente a metà fra la Francia e l’Italia; stavolta sono riuscito a farlo senza paura. In effetti,ci sono poche persone che ridono subito alle mie battute. Del resto,sono cresciuto con i Monthy Phyton.
-“Mostri sotto il letto”: mi vuoi parlare di come è nato il testo?
-E’ una canzone sul pessimismo, mi sembrava interessante trovare un pretesto a questo pessimismo: dare la colpa agli altri. Del resto siamo in un paese dove per qualsiasi cosa si dà sempre la colpa agli altri. Comunque c’è anche un po’ di verità dentro.
-“Guantanamo”, altri riferimenti in “fuoco amico”: che mi dici sulla guerra?
-In questo mondo comanda il soldo, purtroppo. Quello che è successo dalla seconda guerra mondiale ad oggi è tutto una questione economica. In Guantanamo c’è quel sogno vissuto fin da piccolo, il boom economico, tutti ricchi e tutti in pace, e poi è arrivata la guerra in Jugoslavia.
Penso di essere pacifista, penso. Però,come dice Ferretti, se mi arrivassero in casa i carri armati tedeschi, probabilmente sarei tutto fuorché pacifista.
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Foto da http://www.ondacalabra.it/pages/musica/scheda.asp?id=454
la guardia del corpo
20100526
possibilità
nosotras que no somos como las demás
red like fire
giorgiocanali&rossofuoco - Giorgio Canali & Rossofuoco (2004)
Terzo disco “solista” per il chitarrista dei PGR, insieme alla sua band, appunto, Rossofuoco (Luca Martelli batteria, Claude Saut basso e cori, Marco Greco chitarre e cori, Canali stesso chitarre e voce); un disco sicuramente di ottimo livello nel panorama italiano, diretto, rumoroso, potente, ben suonato. Da segnalare senz’altro i testi, scritti da Canali, senza peli sulla lingua, densi di interessanti calembour, che, anche se a volte grevi ("cicciobomba ragioniere con tre buchi nel culo"), sembrerà strano ma denotano una finezza non comune. Echi, ovviamente, di CSI e PGR, ma il disco suona rock, forse più punk, grazie anche alla voce di Canali che ad un primo impatto spiazza, ma poi colpisce e lascia il segno.
Strutture semplici, ma grande lavoro di tutti gli strumenti. Arrivano subito “No pasaran” e “Mostri sotto il letto”, l’incedere lento ma inesorabile dell’apertura di “Precipito” (con l’amico Gianni Maroccolo ospite al basso), molto bella in chiusura “Questa no”.
Una gran bella realtà musicale.
Histoire de Marie et Julien
Emmanuelle Béart è abbagliante sia come attrice che come donna; è anche grazie a lei, oltre che al regista, che gli amplessi risultano forse i momenti più alti del film.
20100525
problem solving
sotto la cintura
Below The Belt - Danko Jones (2010)
la ragazza nell'altra stanza
Disco bello, apprezzabile da tifosi di qualsiasi genere musicale.
Jason Bourne 2
Divertissement.
20100524
I had a dream
eternità amplificata
amen III
life
Un po' forzato il finale, discutibile, ma nel complesso un film da vedere, non fosse altro che per specchiarci nelle splendide interpretazioni dei due protagonisti, e riflettere sui nostri stessi comportamenti di fronte alle relazioni.
20100523
tombe bianche
forbici
in your eyes
Margherita, cantante sulla soglia dei sessanta anni (portati benissimo), subisce una operazione delicata alle corde vocali, e secondo i medici non dovrebbe più cantare, rischia l'afonia; il marito, Carlo, subisce la sua esuberanza in tutti i campi con rassegnazione. La figlia Chiara fa la logopedista e, lasciata Napoli, dove vive la famiglia, per trovare a Roma la sua indipendenza, è divorziata con una figlia, Lucia, con la quale ha un rapporto iper-protettivo, vista la situazione, oltre l'asma della bambina, che la preoccupa oltremodo. Margherita, poco dopo l'uscita dall'ospedale, piomba a Roma per tutt'altri motivi e, dopo qualche giorno di convivenza con la figlia e la nipote a modo suo, sparisce con la nipotina lasciando nel panico la figlia.
Prodotto dalla Sacher di Moretti (che ha un cameo nel film), il debutto nei lungometraggi della napoletana Santella è un classico sulle relazioni madre/figlia mancate con tentativi di colmare vecchie lacune e rivalse familiari, affioramento di vecchie ruggini e così via; girato discretamente (sullo sfondo una Napoli "normale" e Roma solo lambita) e con un buon cast (Saponangelo e Burruano grandi, da notare il passaggio dall'italiano al dialetto nella scena della litigata; Sandrelli specializzata nelle parti antipaticissime e insopportabili), non lascia il segno più di tanto, neppure per la recitazione fin troppo sbandierata della piccola Camilla Di Nicola.
20100522
api
voglio una pelle splendida
Verso le 23 ecco gli Afterhours, che aggrediscono subito con "Rapace". Chiariamo una cosa: gli After sono sempre di più la band di Manuel Agnelli, e sia detto senza cattiveria. Gli altri sono comprimari, compreso il batterista che è l'unico superstite storico della prima formazione, anche se la batteria viene montata sempre più in primo piano sul palco (tra un po' suonerà sopra il mixer se continua così).
Non è una cosa bellissima da notare, ma è la realtà, e c'è poco da fare: funziona, e sono un gran gruppo anche così. Manuel sa dell'importanza della serata, è teso ma non si risparmia, si "dà" come al solito, con quell'aria di superiorità e riconoscenza al tempo stesso, anche se ormai non riesce più a capire chi l'ha portato così in alto, e chi sia invece l'ultimo arrivato tra il suo pubblico. Sforza la voce, a volte troppo, ma si fa apprezzare. Riesce ad evitare alcune gag ormai stantie, ma non resiste a riproporne alcune (il ruota-microfono alla Daltrey, la presentazione-scherzo del "pezzo lento"). Pezzi ormai classici per un'ora, cosa che, giocoforza, costringe a lasciar fuori qualcosa. Si intravede Dulli, ed eccolo che viene chiamato sul palco. Non capisci mai se è già ubriaco o se sia ebbro di felicità, con quell'aria un po' così. I pezzi (saranno diversi, alcuni paiono pezzi nuovi degli After in inglese, alcune cover, Lou Reed, Springsteen, Iggy and the Stooges) perdono qualcosa in potenza ma sono più caldi (del resto, c'è un Soulman sul palco), c'è molto piano, entra una violoncellista molto elegante.
Il resto della band, come suggerisce un amico, "fa un passo indietro" ulteriore, inoltre si sentono alcune sbavature (forse i pezzi non sono stati provati al meglio, forse è una festa e non si va troppo per il sottile), e la coesione Dulli/Agnelli poteva essere migliore, visto il tempo che pare abbiano passato insieme.
Certo, con tutto il rispetto per Manuel, sulla cover di Springsteen quando, dopo la strofa iniziale da lui cantata, attacca Greg, si ha l'impressione che la macchina fosse stata in terza su un rettilineo, e Dulli abbia messo la quarta "liberando" il pezzo.
Finalone con "Voglio una pelle splendida", nel quale Dulli canta in italiano. Si raggiunge l'apice del duetto, e, nonostante le pecche citate prima, nonostante Lanegan non appaia, non possiamo far altro che ringraziare Agnelli per questa serata. Finalmente, anche noi siamo, per una volta, al centro dell'evento, seppur alternativo. Di solito queste cose le leggiamo sui giornali, costretti ad immaginarle e a cercare i bootleg, perché accadono solo in Inghilterra o negli States.
Quindi beh, respect Greg, you're the one. Grazie vecchio Manuel.
Radio Alice
Bologna, tra il '75 e il '77, un gruppo di studenti diede vita a Radio Alice, la prima vera "radio libera" italiana, con l'intenzione di far parlare tutti.
Il film è godibile anche per i più giovani, anche per chi ne sa poco, e anche se la posizione di Chiesa è visibilmente di parte; ottime le recitazioni nel loro complesso, segno di una buona mano, curiose le trovate registiche (ad esempio l'inserimento di alcune battute dei vari personaggi "fuori sincrono" col labiale); l'escalation della violenza pare credibile, proprio perché il morto arriva all'improvviso.
Colonna sonora quasi commovente e d'epoca, e sorriso che scatta al cameo degli Afterhours che, nei panni dei mai troppo rimpianti Area, rifanno a modo loro "Gioia e rivoluzione"; in una sorta di contrappasso, sui titoli di coda scorre, insieme alla vera registrazione in diretta della chiusura della radio, la versione originale (di Rino Gaetano) di "Mio fratello è figlio unico", la prima canzone in italiano cantata dagli Afterhours.