Il dono di Gabriel - di Hanif Kureishi (2001)
Londra, metà degli anni '80. Gabriel è un quindicenne sensibile, dotato, molto adulto per la sua età, al quale piace disegnare, fotografare, ma soprattutto, che vuole diventare regista. Usa i suoi disegni per creare degli acerbi storyboard. Purtroppo, dietro l'angolo c'è un evento spiacevole che scombussolerà i suoi progetti, visto che con un amico già stava pensando di recuperare una telecamera e cominciare le riprese. I suoi genitori si separano. O meglio: la madre Christine caccia il padre Rex di casa. Rex e Christine sono, in un certo qual modo, figli del '68 e dell'emancipazione dagli stereotipi della società; sono, in pratica, dei residuati degli anni '70. Rex è un musicista, anche piuttosto bravo, che per un brevissimo periodo ha militato nella band di Lester Jones, un artista che ancora oggi è famosissimo; ma dopo quel periodo, non è più riuscito a combinare niente di buono, recuperando qualche serata e qualche ingaggio qua e là. Ultimamente non fa assolutamente niente, è diventato solo un peso. Christine, che quando ha conosciuto Rex disegnava costumi di scena anche per la band di Lester, capisce che non c'è futuro, portando avanti questo tipo di situazione. Ecco quindi che prende la decisione: caccia di casa Rex, si trova un lavoro da cameriera, assume una ragazza alla pari (un'immigrata dall'Est Europa) perché si prenda cura di Gabriel, ed inizia a frequentare altri uomini. Gabriel è destabilizzato dalla nuova situazione, ed inizia a fare, vedere e sentire cose strane. Ma si prefigge un obiettivo, e lo persegue con una determinazione sbalorditiva.
Sbaglierò, ma più leggo cose di Kureishi, inglese di padre pakistano (e madre inglese), e più mi convinco che sia davvero uno degli scrittori contemporanei più importanti, più significativi, e più influenti. Sceneggiatore per il cinema, scrittore per il teatro, autore di saggi e soprattutto di bei romanzi, anche con storie relativamente brevi, riesce a creare (o ri-creare) un mondo, un mondo fatto sia di sfondi vividi che di personaggi, tanti, e tutti delineati in maniera invidiabile. Anche quelli che, ripensandoci, si possono considerare "minori", o comunque non protagonisti, nella mente del lettore sono chiari, ben disegnati, non è un problema immaginarsi perfino la faccia o il corpo. Se ci aggiungete che le storie che racconta non solo non sono mai scontate, ma riescono ogni volta a risultare profonde, introspettive, specchio dei tempi, significative, toccanti, romantiche ma dure, pieni di particolari talmente vivi che si possono quasi toccare, eccovi servito un (altro) romanzo da leggere tutto d'un fiato, che vi lascerà sicuramente qualcosa di buono.
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