Born and Raised - John Mayer (2012)
Devo confessare che presto sempre attenzione alle annotazioni che i pochi, ma appassionati, lettori di questo blog mi fanno. Una di queste, è stata che spesso, io e un altro paio di amici (Monty e Filo), recensiamo gli stessi dischi a breve distanza. Quindi, negli ultimi tempi ci faccio attenzione, a meno che non ci sia un disco del quale devo parlare, perché secondo me è molto importante (e quindi, per dire, se qualcuno dei due amici avesse parlato del disco di Santigold, me ne sarei fregato). Fatta questa premessa, ho atteso quasi un mese dalla recensione che Monty ha scritto sul quinto disco del ragazzone americano del Connecticut. Un po' perché ne aveva parlato lui, un po' perché ho preferito ascoltare prima altre novità, e un po' perché un primo sommario ascolto non mi aveva impressionato granché.
Un'altra cosa, che tra l'altro dico spesso, è che per "entrare" nei dischi, negli ultimi anni, ho bisogno di una chiave d'accesso, che spesso è una canzone. E, sempre con quel suddetto primo ascolto, non l'avevo trovata. Oggi, invece, è arrivata. Come dal nulla. E mi ha trapassato il cuore, un po' come aveva fatto Belief, dal suo terzo disco Continuum, pezzo quella volta segnalatomi dall'amico Emiliano, che non sarà un espertone, ma sulla musica spesso ci prende.
E allora. Il pezzo in questione si intitola Shadow Days, ed oltre ad essere una bellissima canzone, semplice e diretta, ha il pregio di avere un testo di quelli che, con una sorta di trasfigurazione personalissima, raccontano di una vita che quasi vorrei aver vissuto, ma arriva ad una conclusione identica a quella alla quale sono arrivato io (su di me; lo so, non si capisce niente, ma siccome io mi sono capito, vi affido questo pensiero quasi criptico, nella speranza che mi capiate ugualmente). Per dire, che quando arriva al chorus, e sento Mayer che canta "I'm a good man, with a good heart, had a tough time, got a rough start, but I finally learned to let it go. Now I'm right here, and I'm right now, and I'm open, knowing somehow, that my shadow days are over, my shadow days are over now", sapete già cosa mi succede. E non posso farci assolutamente niente.
Il resto del disco è più che piacevole, e come già detto, Mayer mi ricorda moltissimo gli stili "surf" di Jack Johnson e Donavon Frankenreiter, ma con quel tocco country-folk in più, ed un songwriting sicuramente più variegato. Come se anche le sue canzoni fossero adatte ad essere suonate e cantate intorno ad un falò sulla spiaggia, ma anche in altri contesti. Adeguatamente rifinito, Born and Raised è un classico disco che non inventa niente, ma di sicuro non ti rompe i coglioni. Anzi.
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