Esperando al mesìas - di Daniel Burman (2000)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: ce n'hanno uno d'arti'oli l'ebrei
Buenos Aires, Argentina, barrio Once, a maggioranza ebraica. E' il 1999, l'era Menem sta volgendo al termine e si vede. Ariel Goldstein è un giovane, ma non giovanissimo, di famiglia ebraica, che lavora come montatore di video, o riprendendo cerimonie ebraiche. E' incerto su tutto, sulla fede, sulle donne, sul suo futuro. Estela, una ragazza ebrea che aiuta il di lui padre Simòn nel suo negozio, gli muore dietro, ma lui non si decide. Conoscere Laura, una giornalista bisessuale con la quale gli capita di lavorare per un periodo, gli incasina ancora di più le idee. Nel frattempo, Santamarìa, un bancario di mezza età, perde il lavoro, la casa, tutto quanto. Per sopravvivere si inventa espedienti, anche piuttosto divertenti, dorme dove capita, si lava nei bagni di una stazione. Lì, conosce Elsa, l'addetta alle pulizie.
Secondo film di Burman, una co-produzione con l'Italia che infatti vede nel cast due attrici italiane. E' anche il primo "pezzo" della "trilogia di Ariel", insieme a El abrazo partido - L'abbraccio perduto e a Derecho de familia. Sicuramente acerbo, poco amalgamato, ma coraggioso sicuramente, divertente e, al tempo stesso, fonte di riflessione. Una specie di film corale, anche se il fulcro rimane il protagonista (il cui nome è ovviamente Ariel), ma che, con grande tempestività, col personaggio di Santamarìa affronta la crisi galoppante, unita alla disgregazione della società argentina. Non troppo convincenti le prove del cast, anche se Daniel Hendler (Ariel) ed Enrique Pineyro (Santamarìa) sono bravi. C'è anche Héctor Alterio nei panni di Simòn, il padre di Ariel. Le due attrici italiane citate poc'anzi sono Stefania Sandrelli, che interpreta Elsa, e Chiara Caselli, nei panni di Laura.
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