No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120810

il nido vuoto

El nido vacío - di Daniel Burman (2008)


Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: è dura mantené viva la fiammella

Buenos Aires, Argentina. Leonardo è un uomo di mezza età, affermato scrittore di libri e di pièce teatrali. E' sposato da anni con la bella Martha, ex studente di sociologia, che ha abbandonato gli studi per dedicarsi alla famiglia. Ma adesso i figli sono diventati grandi, e hanno lasciato il nido costruito dai genitori. Che succede adesso? Succede che i due genitori si devono reinventare, come coniugi e come persone. E ci provano. Ma a Martha riesce decisamente meglio: si rimette a studiare, vuole finire l'università, diventa se possibile ancora più attiva, allegra, piena di vita, fa nuove conoscenze, si gode la vita adulta e matura. Leonardo, invece, è come se inizialmente si chiudesse in se stesso. E' geloso della rinascita della moglie, diventa sospettoso dei suoi comportamenti aperti, ma anche lui flirta, sogna di avere avventure, non riesce a godersi appieno la vita che gli resta, diventa oltremodo snob, è scostante anche con gli amici di sempre. La figlia Julia è andata a vivere in Israele col marito Ianib, ebreo, scrittore anche lui; gli regala il primo libro di suo marito (intitolato come il film), dicendogli che lo ha trovato interessante, e sperando che lo legga, che gli dia qualche dritta, un giudizio, una considerazione. E Leonardo se lo porta in giro, ma non lo apre neppure.

Avevo quasi ultimato di vedere la filmografia di Burman, e adesso che sto "svuotando gli armadi" ve ne parlo. Vi ho già raccontato di lui più volte, nelle recensioni precedenti. In questo caso vi dirò che, situandosi, questo film, cronologicamente tra Derecho de familia e Dos hermanos, è in pratica il primo dopo la conclusione della "trilogia di Ariel". C'è comunque (più che) una sorta di continuità: in Derecho de familia, il protagonista era alle prese, appunto, con la formazione di una famiglia, chiarendo soprattutto a se stesso le dinamiche padre/figlio. Qua c'è uno dei "passaggi" seguenti: l'uscita dal nido dei figli, la ricostruzione del rapporto moglie/marito (prima di arrivare alla vecchiaia, di cui si parlerà nel seguente Dos hermanos), la crisi di mezz'età, lo sguardo generale (sugli altri, su quello che si è costruito, su cosa si rappresenta). Il film ha un incedere alternato, e punta molto sul protagonista maschile per descrivere l'insicurezza di questo momento della vita. L'attore che interpreta Leonardo, Oscar Martínez (a lungo in coppia, nella vita reale, con Mercedes Morán, la Gloria di El hombre de tu vida), rilascia una prova notevole, ed è supportato, come sempre in maniera impeccabile, dalla (da noi) più conosciuta Cecilia Roth nei panni della moglie Martha.
Sempre in bilico tra commedia e qualcosa di più serio (ma la parte ironica ha sempre il sopravvento), il tono del film riflette lo stile di Burman, sempre leggero davanti alle grandi prove della vita. La critica spreca paragoni con Woody Allen (tra l'altro, la matrice ebraica, propria di Burman, è ancora ben presente, ed il "gancio" è il marito di Julia, e tutta la parte finale del film), e ci può stare; il regista non rinuncia ad intermezzi onirici, a "tormentoni", a temi ricorrenti. Il film risulta comunque godibile. Effettivamente è un peccato che la presenza nel cast di Inés Efron (Julia) non abbia grande minutaggio: speriamo ci sia una prossima volta tra Burman e la Efron.

Nessun commento: