La ragazza che giocava con il fuoco - di Daniel Alfredson (2009)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: o mettitici a discuté con lei
Lisbeth torna a Stoccolma dopo un anno "sabbatico" ai Caraibi. La madre è morta lasciandole una ricca eredità, e lei acquista una casa, che però vuole lasciare ad una vecchia fiamma, attualmente senza fissa dimora. Vuole anche fare una visitina a Bjurman, dato che hackerando il suo pc ha notato dei movimenti sospetti: c'è anche da ricordagli che è lei che comanda. Proprio mentre lo sorveglia, Bjurman riceve una strana visita: un omaccione vuole notizie di Lisbeth. Per Bjurman non c'è pace: dopo la visita dell'omaccione, ecco quella di Lisbeth. Si conclude un accordo: il dvd del suo stupro su Lisbeth per le informazioni su di lei che l'omaccione ha chiesto a Bjurman. Nel frattempo, la redazione di Millennium è concentrata sulla collaborazione temporanea con un giovane reporter, Dag Svensson. Il tema è il traffico di ragazze dall'Est Europa. Dag sta facendo un lavoro incrociato insieme alla sua fidanzata, Mia, che sta preparando una tesi di criminologia sullo stesso tema. Lei si concentra sulle ragazze, lui sui clienti. Roba esplosiva: tra i clienti, uomini importanti e politici. Mikael si raccomanda che i fatti siano verificati, ma la redazione è convinta comunque che valga la pena, quindi Dag è assunto per due mesi: si va avanti verso la pubblicazione del reportage.
Mentre Lisbeth visita vecchi amici, e Mikael porta avanti il suo lavoro e si rilassa con la famiglia, seppur continuando a pensare a Lisbeth, ecco che arriva un fulmine a ciel sereno: Dag e Mia vengono trovati assassinati. La pistola che ha sparato è quella di Bjurman. A casa di Bjurman, la polizia trova lui morto, e sulla pistola le impronte di Lisbeth. Scatta la caccia alla donna, e l'unico che rimane fermamente convinto della di lei innocenza è, naturalmente, Mikael Blomkvist.
Sequel quasi instant di Uomini che odiano le donne, ancora tratto dall'omonimo romanzo di Stieg Larsson. Il regista è il fratello del più famoso Tomas (suoi il bellissimo Lasciami entrare e il raffinato La talpa), e direi che continua senza infamia e senza lode il lavoro onesto cominciato dal danese Niels Arden Oplev. Ha gioco piuttosto facile, c'è solo da gestire un po' di "movimento" in più. Gli attori principali sono gli stessi, subentrano un paio di cattivoni che se la cavano decentemente. Si "conclama" la bisessualità di Lisbeth, che assume così definitivamente il profilo di personaggio pruriginoso e semi-leggendario: Noomi Rapace devasta letteralmente la scena continuamente, il film è decisamente lei. L'intreccio è ancora una volta gustoso, complesso ma piacevole e intrigante. Si cerca di ridurre al minimo la classica legnosità tutta europea nelle scene d'azione, e tutto sommato il risultato è centrato.
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