No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120823

rompere l'incantesimo

Break the Spell - Daughtry (2011)


Daughtry, la band, rappresentano uno dei miei antidoti a quella sorta di nerditudine che abita l'amante di musica che è in me. In realtà, non so se il neologismo nerditudine riesca perfettamente a definire quello che voglio dire. E cioè che noi che pensiamo di amare la musica rock di un certo livello, andiamo sempre a cercare qualcosa di complicato. Spesso sono cose che danno un po' di soddisfazione, ma che richiedono un minimo di impegno: sono cose non immediatamente di impatto. Spero di essere riuscito a spiegarmi.
Torniamo a, o meglio ai Daughtry (ci tengono a sottolineare che, nonostante portino il cognome del cantante/leader/fondatore nonché quarto classificato ad American Idol 5 negli USA, e che ricevette anche offerte di "lavoro", nello specifico dai Fuel). Li avevo lasciati a Leave This Town nel 2009, e li ritrovo, con un po' di ritardo, con questo Break the Spell, uscito a fine novembre 2011. Niente di troppo diverso, rispetto al disco del 2009, e quindi un disco molto vicino allo stile arena-rock-post-grunge-melodic-oriented dei Nickelback, band di cui soprattutto Chris (Daughtry) è grande ammiratore (ha scritto pure diversi pezzi con Chad Kroeger, presenti sul disco precedente). I Daughtry, però, personalmente mi sembrano, non so come dire, più spontanei, e quindi alternano bei pezzi "col cuore in mano", ad altri tirati e leggermente meno pacchiani dell'ultima produzione Nickelback. Insomma, mi piacciono di più, almeno in questi ultimi anni, mi gasano, mi affascina la loro apparente semplicità di songwriting sempre a cavallo dell'ovvio, ma che spesso arriva dritta e fa centro, senza necessitare di (vedi sopra) troppe elaborazioni. In questo ultimo lavoro sembrano prevalere le ballads, o almeno presunte tali, come Crawling Back to You, Start of Something Good, Crazy, Gone Too Soon, Losing My Mind, Rescue Me, e, sulla versione Deluxe, Who's They, Everything But Me, e l'acustica Lullaby. Potrebbe sembrare un disco lagnoso, ma non lo è: molti di questi pezzi sono sostenuti da suoni di chitarra taglienti quanto basta per non farvi addormentare, e da gran belle melodie. Non preoccupatevi, e ricordate che è sempre meglio una rock ballad iper-classica (ma con ritornello "sostenuto") come, per esempio, We're Not Gonna Fall, rispetto ad un up-tempo pacchiano quale Outta My Head, probabilmente il peggior pezzo del disco.

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