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un lupo |
Raccontare un viaggio (viaggetto, vacanza, feria, chiamatelo come volete) dopo otto mesi non è certamente il massimo; i ricordi si confondono, si sovrappongono, si fa confusione. Diventa tutto un po' come le mie foto: sfuocate, mosse, disassate, asimmetriche, proprio storte, sicuramente non professionali. Ma sono mie, come miei sono i ricordi che rimangono, impressioni indelebili. In un certo qual modo, sento di doverlo sia ad una coppia di amici che sono sempre stati disponibili, sia ad un Paese che, come saprà chi conosce un po' di storia, è stato davvero trattato male, rimane tutt'ora controverso, ma che come tutti i luoghi dove mi è capitato di andare ho imparato ad amare. Probabilmente io ne ho "abusato", andandoci cinque volte (e non è detto che non ci torni), ma di sicuro merita almeno una visita. Ve ne ho parlato spesso, questa è stata la quinta volta negli ultimi sei anni, ma fortunatamente ogni volta è stata diversa con qualche parentesi simile, una cosa buffa ma che serve, quando esci dalla tua
routine quotidiana.
La prima volta fu nel 2007, appena tornato da Costa Rica e Nicaragua, e fu uno shock termico e culturale, una sorpresa europeista.
La seconda fu la prima dai due amici come coppia, e fu lo scoppio del mio amore per il ponte dei treni (parlo di Varsavia), sulla Vistola, un luogo particolare che ancora mi è caro, e che mi avvicina a Sheldon di
The Big Bang Theory (sono realista, solo per la passione per i treni).
La terza fu più ampia, mi permise di visitare anche Cracovia, e fu emozionalmente intensa (e fu lo spunto per la
recensione di un concerto più lunga della storia di questo blog).
La quarta fu stanziale, ma mi permise di apprezzare i lati meno turistici di Varsavia, e fu la prima con la presenza di Eliza, un po' una nipote acquisita. Questa del 2012 è stata lunga, ed è come se fosse stata composta da due viaggi distinti. Partiamo.
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un cervo |
Warszawa, my old town
Agosto. Stavolta "inauguro" il "nuovo" aeroporto, lontano dalla città, come quelli di tutte le metropoli che si rispettino. Il
Modlin è stato aperto immediatamente dopo la fine degli Europei del 2012 (organizzati, come ricorderete, congiuntamente da Polonia ed Ucraina), e in teoria doveva essere destinato ad ospitare tutti i voli delle compagnie
low-cost (dico in teoria ed uso il condizionale perché, ad esempio, Ryanair ha da poco inaugurato il volo da Pisa verso Varsavia-Chopin, l'aeroporto sito in città, quello dove di solito arrivavo e da dove ripartivo, fino all'anno scorso). L'aeroporto nasce da un vecchio aeroporto militare, e la struttura è nuovissima seppur minuscola. Massi viene a prendermi ed è sempre un piacere. Siccome è un ottimo cuoco e gli piace cucinare, è bello rivedere la casa, Sylwia ed Eliza, e mangiare quello che Massi prepara con le sua manine sante. Il giorno seguente, Massi è impegnato in città, al museo dei treni. Deve girare una sorta di promo per uno spettacolo teatrale sul
flamenco; Sylwia, ricordando bene che in quattro volte che sono stato in Polonia e a Varsavia, non sono ancora stato al Museo della
Rivolta, mi suggerisce che potrei andare con Massi lì dove deve girare, perché il Museo è vicinissimo, e poi andarmene da solo a visitarlo. Ottima idea, se non fosse che passare il tempo con Massi a me piace, soprattutto mentre gira, e tra parentesi, le protagoniste del promo sono quattro (spero di ricordarmi bene) ballerine, e c'è pure la coreografa, che mi prende subito in simpatia. Morale della favola, rimango tutto il giorno, senza mangiare, aiutando quando posso (a mantenere i pannelli per la rifrazione della luce, a fare ombra), e finisco pure per chiacchierare amabilmente in spagnolo con una delle ballerine, che scopro essere nata in
Kazakistan (uno dei due genitori, non ricordo quale, era polacco, retaggio dunque del blocco sovietico). Avendo la passione (che poi è divenuta un lavoro) del
flamenco, ha imparato un po' di spagnolo. Insomma, anche questa giornata è andata e domani si parte per il
weekend.
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un alce |
Quello che resta (dell'immensa foresta che migliaia di anni fa si estendeva su tutta l'Europa)
L'idea è partita non ricordo come, durante una delle quotidiane chiacchierate sul "nostro" forum, una sorta di circolo riservato per pochi intimi. Scopro, ancora, non ricordo come, una cosa che esiste da migliaia di anni. La
foresta di Bialowieza è quello che rimane dell'immensa foresta che ricopriva l'Europa intera, e oggi sta a cavallo tra la Polonia e la Bielorussia. La parte polacca è minuscola rispetto a quella bielorussa, ma pare tenuta meglio e maggiormente predisposta al turismo. E quindi, l'amico Massi ha programmato questa due giorni appositamente per me, incastrandola tra due impegni di lavoro, e facendola diventare una mini-vacanza insieme a moglie e figlia (e me). Andiamo in auto, senza fretta, godendoci il panorama e giornate abbastanza clementi nel complesso. Ci fermiamo a pranzare nella tranquillissima
Bielsk Podlaski, in un ristorante che fa molto circolo ricreativo ma dove il cibo non è affatto male, e proseguiamo inoltrandoci nell'umido della pre-foresta, per stradine sempre più strette e poco trafficate. Passiamo
Hajnòwka, e pian piano riusciamo a trovare il luogo dove abbiamo prenotato. Bisogna prendere una strada sterrata, oltrepassare un villaggio minuscolo (ho contato meno di dieci abitazioni), ed arrivare nella succursale dello stesso villaggio alcune centinaia di metri più avanti. Completamente immerso nella suddetta foresta, una casa di campagna arredata con un gusto discutibile, con un giardino infinito, la padrona di casa ci guida nelle camere e dopo poco ci serve la cena in camera, visto che non c'era spazio al tavolo comune. Siamo a circa cinque chilometri dal confine bielorusso, prima di cena ci inoltriamo a piedi nella foresta e ci coglie un acquazzone: complici gli alberi, ci bagniamo pochissimo. Il silenzio della foresta è di quelli assordanti, di quelli già sentiti, già provati in luoghi estremi (isole Svalbard, Terra del Fuoco, Islanda). In questa foresta sono stati re-inseriti i bisonti europei, già estinti; per vederli nel loro ambiente naturale, la padrona di casa ci spiega che vengono organizzati appostamenti per i quali bisogna svegliarsi alle 4 di mattina. Naturalmente, niente e nessuno assicura la presenza dei bisonti, e quindi passo (e la mattina seguente scoprirò che passa anche Massi). Il giorno seguente andiamo a
Bialowieza, laddove si trova un museo e l'antica residenza di caccia degli zar. Siamo ancora più vicini alla Bielorussia: mentre ci beviamo un caffè al bar-ristorante del museo, il
roaming sui cellulari capta il segnale BL. Il museo è interessante, e spiega alla perfezione la storia della foresta ed illustra nei particolari la fauna. Si possono fare gite a cavallo o con un trenino. Per vedere gli animali, ci rechiamo in una "riserva". Lo so, non è la stessa cosa che vederli allo stato brado.
Il giorno seguente carichiamo l'auto e ripartiamo verso Varsavia, non prima di visitare le famose
querce della foresta. Imponenti e maestose, sono passate attraverso zar, re, imperatori, Guerre Mondiali, fino all'Europa unita dall'Euro. Spettacolo che non lascia indifferenti. Ripassando da Hajnòwka, faccio in tempo ad innamorarmi della cassiera della stazione di servizio dove ci fermiamo a fare rifornimento. Prima di sera siamo di nuovo nella capitale. E la sera ceniamo in un ristorante greco, proprio con vista sul nuovo stadio nazionale che ha da poco ospitato gli Europei di calcio, che mi farà tornare la voglia di Grecia, a dispetto della crisi. Una cena che ricorderemo per molto tempo.
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una delle maestose querce |
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e finalmente, i bisonti! |
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