Outlaw Gentlemen & Shady Ladies - Volbeat (2013)
Con ancora nelle orecchie il precedente Beyond Hell / Above Heaven, visto che li ho scoperti da pochissimo grazie al supporto disinteressato dell'amico Monty, mi sono avvicinato al nuovissimo disco della band danese, il loro quinto. Dopo un iniziale spaesamento dovuto alla ricerca delle influenze country e rockabilly indicate dai soliti presunti scribacchini specializzati, mi sono calato nel caleidoscopio musicale dei Volbeat, autori di un sound che innanzitutto deve tantissimo ai migliori Metallica, ma non tralascia mai e poi mai la ricerca delle armonie avvolgenti e dei ritornelli catchy. Dopo l'intro strumentale e vagamente flamenco di Let's Shake Some Dust, la temperatura si fa subito rovente con Pearl Heart; si parte così, tra chitarre sferraglianti e che sprizzerebbero metallo se avessero i pori, quella voce un po' da crooner heavy metal piacione, e, come detto, belle melodie. Già da subito, nell'assolo di chitarra, si sentono influenze rock and roll, ed il tutto compone un insieme brillante, robusto, naturalmente destinato agli amanti del metal classico con vedute ampie, e, oserei dire, spesso gioioso ma senza essere punk rock. Non del tutto lineari, nel senso buono, i Volbeat riservano sorprese: quando sembrano essersi assestati su una sorta di arena rock leggermente più pesante, ecco le influenze metallichiane con Dead But Rising (ascoltate quella ritmica che conduce al chorus, come sempre molto bello, che potrebbe essere addirittura dei Diamond Head), con Doc Holliday (dopo l'intro di banjo) e con Our Loved Ones posta in chiusura, oppure Room 24, con la partecipazione dell'indimenticabile King Diamond ed il suo falsetto, o ancora The Hangman's Body Count, in pratica una cover di 2 Minutes to Midnight degli Iron Maiden, o My Body, stavolta davvero una cover, ma, pensate degli Young the Giants, Black Bart, una cavalcata speed metal con armonici da steel guitar, il divertissement di Lonesome Rider, in duetto con Sarah Blackwood dei Walk off the Earth.
A mio giudizio piccoli capolavori Cape of Our Hero, Lola Montez e The Sinner is You, talmente belle da far venire la pelle d'oca. E, devo dirlo, la voce di Michael Poulsen spacca.
Una mia nuova passione, scoperta in ritardo: i Volbeat.
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