Walk Through Exits Only - Philip H. Anselmo & The Illegals (2013)
Confesso che più di vent'anni fa, non colsi immediatamente l'importanza dei Pantera. E che ci posso fare. Niente. Piano piano poi mi piacquero, e naturalmente quando si è fatto pelato, Anselmo ha cominciato pure a rimanermi simpa.
Comunque, come che sia, dopo Pantera, Down (due band col suono di chitarra più bello e devastante nel giro metal), Superjoint Ritual, Viking Crown, Arson Anthem, Christ Inversion, Eibon, Necrophagia, Southern Isolation, un divorzio, un nuovo amore, un'overdose da eroina, una ricostruzione chirurgica lombare della schiena, un uragano (Katrina), la morte violenta del suo "collega" nei Pantera, Dimebag Darrell, un ranch, uno studio di registrazione, una vita "tranquilla" e un'etichetta discografica, ecco finalmente che Phil mette insieme altri tre amichetti (Marzi Montazeri alla chitarra, Bennett Bartley al basso, Jose Manuel Gonzales alla batteria), e proprio in questi giorni esordisce con il suo progetto solista.
Che, prima di tutto, diciamolo e rendiamogli giustizia, è il disco perfetto per azzerare gli schiamazzi dei bambini e le chiacchiere gossippare delle comari quando state spaparanzati a prendere il sole in questa strana estate: ve lo sparate a volume indecente nelle vostre cuffie, e siete a posto. Controindicazioni: è probabile che, al momento di alzarvi di scatto, complice il caldo, avrete poi dei giramenti di testa.
Perché se la violenza che cercate è musical-sonora, Walk Through Exits Only è il disco del momento. C'è tutto il background del ragazzone di New Orleans, Pantera of course, metal alla Judas Priest meets Black Flag e l'hardcore estremo, svisate più alla Slayer che alla Sepultura, e il rantolo si, ma pur sempre perfettamente organizzato e funzionale di Philip Hansen Anselmo che nel microfono urla la sua continua voglia di uscire dagli schemi e dalle regole imposte. E s'impegna a fondo nel mettere in piedi qualcosa di nuovo, seppur dentro le coordinate tra le quali si è sempre aggirato, perché in ben due degli otto testi si scaglia contro il plagio imperante nella musica, intendendo così spronare i musicisti tutti a cercare nuove strade (l'iniziale Music Media Is My Whore e la canzone che dà il titolo al disco, Walk Through Exits Only). Un velo di psichedelia elettronico-industriale serpeggia sul fondo del disco, quasi a lasciare intravedere la direzione futura. Staremo a vedere.
Concludo con una frase tratta da una recente intervista di Anselmo sull'ultimo numero di Rumore, che mi ha particolarmente colpito: "Perché se possedere un cellulare, vestirsi bene o poter andare a bere il caffé americano più famoso nel mondo in una via dietro il Cremlino vuol dire libertà, allora io non so cosa sia la libertà".
Più Phil per tutti.
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