No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130711

Lisbona e dintorni (Portogallo) - Luglio 2013 (4)

Che insomma, voi potete dire quel che vi pare, ma viaggiare sempre da soli mica è così facile. Quindi, pure oggi ci si sveglia, col plurale maiestatico, di buonissima ora (ci credete alle 6,00?), si colaziona, si legge, ci si rinfresca, e si attende la nostra escursione, chiamiamola così. 
Sintra
Alla fine, visto che la città, o quantomeno i suoi monumenti e le sue parti che mi interessavano, mi parevano sotto controllo, mi son convinto a fare una gita fuori porta. Tra le escursioni consigliate alla reception, ce n'erano due per Sintra, giornata intera e mezza giornata; opto per la mezza lasagna, che poi magari nel pomeriggio ci facciamo una passeggiata. Sempre col plurale maiestatico.
I camini del Palazzo Nazionale
Come detto nella preview, la mia guida per Sintra e oltre si chiama Ricardo, è pure più giovane, e anche oggi sono il suo unico cliente. Ci accordiamo per l'inglese, e che problema c'è, qua siamo nella globalizzazione più completa ed estesa, chiedete e vi sarà dato. Sintra non è molto distante da Lisbona, neppure 30 chilometri. 
Un particolare della cittadina
Dopo un tratto autostradale, siamo su una strada quasi di montagna. Sintra è un paesino, e capisco come possano dire che conta 300mila abitanti solo considerando tutti i dintorni, ma ancora ho qualche dubbio. Come che sia, è molto particolare, e racchiude una serie di edifici davvero curiosi: il Palàcio Nacional da Pena, il Castelo dos Mouros, il Palàcio Nacional de Sintra, la Quinta da Regaleira, e altri. Do un'occhiata in giro, tra le viuzze del centro storico, poi mi prendo un caffè e un travesseiro (evidentemente ogni escursione ha i suoi must, questo è quello di Sintra; una sorta di frate rettangolare, fatto come un cuscino, come dice appunto il nome. Ora, può darsi che il frate fritto sia un dolce tipicamente toscano, e che quindi qualcuno non sappia cos'è; non vorrei far diventare questo diario di viaggio un ricettario, ma sappiate che molto grossolanamente, possiamo definire un frate come un krapfen - o un bombolone - fatto a ciambella e senza ripieno), faccio altri due passi e perdo il cappellino tipo baseball che avevo comprato giusto il giorno precedente. Fa niente, il sole non picchia ancora moltissimo, o almeno faccio finta che, e comunque io sono in auto. 
Il faro di Cabo da Roca
Proseguiamo costeggiando la Quinta da Regaleira, e ci dirigiamo verso Cabo da Roca, costeggiando il Parque Natural de Sintra-Cascais. Cabo da Roca, non c'è bisogno di traduzione, è il punto più ad ovest del continente europeo, anche se qualcuno dice che sia Cabo Fisterra in Galizia. 
Un isolotto davanti al Cabo che mi ricordava i Motu (Iti e Nui) sotto Orongo, all'Isola di Pasqua
Ora, sarò vecchio, ma siccome dentro son sempre un bambino, son questi i luoghi che amo visitare, quelli che personalmente danno il senso ad un viaggio, stranamente per qualcuno, più importanti di palazzi, musei o monumenti. Il mio vecchio amico Luìs Vaz de Camoes (poeta e navigatore, peccato non fosse anche santo, altrimenti sarebbe stato italiano, del quale come sapete e come vi ho detto, fino all'altro giorno ignoravo l'esistenza, ignoravo ignorantemente, sia chiaro), diceva di Cabo da Roca (e sta pure scritto su una lapide, proprio lì) "Aqui onde a terra se acaba e o mar comeca", e non c'è nulla da dire. 
Un'altra vista panoramica da Cabo da Roca
Mi godo l'immensità della vista, la potenza del luogo, sono già abbondantemente soddisfatto. Ricordo tutti quei luoghi dove il viaggiatore sente di essere alla fine (del mondo): la Terra del Fuoco, le Isole Svalbard, l'Islanda, l'Isola di Pasqua. Ne mancano altri, vedremo, io e il plurale maiestatico, di metterci una pezza. Si riparte verso Cascais, è sabato, la strada che costeggia le grandi dune e guarda le spiagge piene di gitanti del weekend e soprattutto di surfisti esperti, sembra la FIPILI la domenica pomeriggio d'estate. Scopro che Ricardo è un fan di Game of Thrones, come me, e tutto assume una dimensione mistica. Quando ci fermiamo alla Boca do Inferno, mi viene in mente Punta Righini a Castiglioncello e dico a Ricardo che avrebbero potuto ambientare Dragonstone qui. In centro a Cascais, una sorta di Montecarlo portoghese, solitamente la gente si ferma un bel po', soprattutto le signore, a fare shopping. Io mi compro un altro cappello da baseball, un paio di pantaloncini da bagno che me li sono scordati a casa, e mangio un hot dog. Mi faccio offrire un caffè e una sigaretta dall'ormai amico Ricardo, parlando di calcio. Si torna verso Lisbona, ed è quasi un peccato. CI salutiamo con l'indirizzo del blog.
Boca do Inferno
Mi riposo in camera. Vado a farmi due bracciate nella piscina dell'albergo. Esco, e mi dirigo in centro, a piedi. Il caldo è micidiale. Passo lungo Avenida da Liberdade, Praca dos Restauradores, esploro la stazione dei treni di Rossio, scopro che quella che pensavo essere Piazza Rossio in realtà si chiama Praca Dom Pedro IV, do uno sguardo all'Elevador de Santa Justa, percorro Rua do Carmo, mi ributto su Rua Aurea e arrivo fino a Praca do Comércio. Come mi avevano già fatto notare, vedo molti negozi chiusi. Lungo i muri, quello che mi rimane più impresso sono le scritte che inneggiano a vari scioperi generali, degli ultimi anni: GREVE GERAL. Sono in un bagno di sudore, mi faccio schifo da solo, anche se per strada, ogni tanto, qualche visione mi ricorda che sono umano. Comincio pure ad avere fame. Rientro, mangio per strada. Domattina presto l'ultimo saluto, Lisboa.
Dragonstone. Scherzo!

3 commenti:

garaz ha detto...

Quoto ciò che hai scritto su Cabo de Roca ;)

jumbolo ha detto...

garaz!!

garaz ha detto...

:)