No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130728

paramour

Paramore - Paramore (2013)

Era piuttosto prevedibile che i Paramore sarebbero cambiati, dopo l'uscita dei fratelli Farro (Josh, chitarra, Zac, batteria; entrambi membri fondatori). E, a giudicare dalle comparsate di Hayley Williams, la rossa cantante anch'essa fondatrice della band, era piuttosto intuibile quale sarebbe stata, più o meno, la direzione che avrebbero preso, anche per me che non sono tra quelli che li seguono assiduamente o che mi documento su ogni movimento faccia Hayley. Ma, devo dire, che dopo un'iniziale rigetto del disco nuovo in questione, ci sono tornato sopra a più riprese e a distanze varie; e se vogliamo essere veramente obiettivi, tra le pieghe di questo album eponimo c'è qualcosa di più che una semplice svolta pop.
Per mettere le cose davvero in chiaro, e so benissimo che l'argomento non interesserà alla stragrande maggioranza dei lettori di fassbinder, la band formatasi a Franklin, Tennessee, non è mai stata oltranzista, metal, e nemmeno hard rock: è stata usata, per loro, l'etichetta emo-pop, e trovo che, almeno fino al disco precedente, tale etichetta calzasse a pennello. Qua c'è sicuramente un alleggerimento ulteriore del marchio di fabbrica di una band che, lo ripeto, ha un target adolescenziale, ma è un alleggerimento che è molto simile ad una ricerca. Molte più tastiere (Daydreaming), vari intermezzi acustici (Moving On, con un ukulele, credo, Holiday, I'm Not Angry Anymore, forse con un banjo, comunque episodi "simpatici"), elettronica più nell'impostazione che nella sostanza (Fast In My Car, Grow Up, Still Into You, dannatamente bambinesca, dannatamente catchy, e con un titolo che ad un tenerone come me fa sciogliere immediatamente, Proof). Rimangono i pezzi che potremmo definire "alla vecchia maniera", sia quelli più tirati (Now, Part II, con un apertura melodica di quelle che mi piacciono tanto tanto, Anklebiters), sia le ballad o le mezze ballad [Be Alone, (One of Those) Crazy Girls, e qui c'è da dire che Hayley dà il meglio di sé, Hate To See Your Heart Break, naturalmente la mia preferita, Last Hope], e poi, e poi, c'è un piccolo capolavoro, che vale la pena di ascoltare davvero anche se non li sopportate (basterebbero alcuni tagli di capelli di Hayley, e alcune sue mise, per non essere sopportati): Ain't It Fun. Probabilmente il primo esempio di emo-funky-gospel. Quando l'ho sentita per la prima volta non ci credevo.
Insomma, magari non ve li filate per niente, ma questo è il disco che segna il passaggio da wannabe a qualcosa d'altro. E sto parlando di stadi pieni.

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