The Imitation Game - di Morten Tyldum (2014)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Inghilterra, 1951. Due poliziotti stanno indagando sull'effrazione della casa del matematico Alan Turing. L'intera cosa non quadra. Turing viene interrogato: durante l'interrogatorio, racconta dei suoi anni a Bletchley Park, anche detta Stazione X, il luogo in cui durante la Seconda Guerra Mondiale, il Regno Unito aveva la base di interpretazione crittografica dei messaggi tedeschi. Turing ricorda come, fin dal 1927, al college, fosse infelice, vittima di bullismo, e l'unica cosa che lo rendeva felice ed interessato era la nascente amicizia con Christopher Morcom, colui che lo fece interessare per primo alla crittografia. Prima che Alan potesse cercare di fargli capire che per lui era qualcosa di più di un amico, Christopher muore di tubercolosi. Il fatto segnerà per sempre la vita ed il carattere del matematico. Nel 1939, Alan si presenta a Bletchley Park per unirsi alla squadra dei crittografi, ma il suo carattere, ai limiti dell'autismo, gli crea grossi problemi rispetto al lavoro in squadra. Sarà determinante la figura di Joan Clarke. Turing comincia a lavorare su una macchina che non solo riuscirà a decifrare il famoso codice enigma, usato dai nazisti per le comunicazioni, ma stabilirà le basi degli odierni computer.
Un po' di tempo fa, avevo provato a leggere un libro di David Leavitt, L'uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l'invenzione del computer; non sono ancora riuscito a terminarlo. Leavitt, gay, da sempre scrive storie gay, ed è interessato a storie di gay famosi. Alan Turing era gay, e la sua storia non è finita bene. Questo film è basato sulla biografia di Turing, Alan Turing. Una Biografia, ripubblicato dopo l'uscita del film col titolo Alan Turing. Storia di un enigma. Il regista è norvegese, e questo è il suo primo film in lingua inglese, dopo 3 film in norvegese. Nonostante la trama sia ovviamente piuttosto prevedibile, nonostante le faccine di Keira Knightley (Joan Clarke), The Imitation Game riesce, nella sua forma abbastanza convenzionale ma ben fatta (il colossale flashback dell'interrogatorio di Turing), a rendere l'idea della grandezza delle intuizioni del protagonista, e nel contempo, della tragicità della vita spezzata dalle convenzioni dell'epoca, dal bigottismo che, purtroppo, aleggia ancora oggi, a distanza di oltre 60 anni, di una delle più grandi menti del secolo scorso. Interessa, "prende", fa sorridere, commuove e tocca. Come detto, convenzionale ma a volte, basta e avanza. Facce conosciute nel cast, immenso Benedict Cumberbatch nei panni di Alan Turing.
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