Sul retro del ristorante dove abbiamo pranzato; foto di Dria |
Bene, tra fermate ai mirador, foto, guardarsi intorno e scendendo lentamente, non ci crederete, ma alle 11 in punto, ci si ferma ad un mirador (che poi, è una rozza piazzola di sosta), ed ecco lì un condor che volteggia, si ferma, poi riparte. Come si dice, nemmeno a farlo apposta.
L'escursione prosegue con una fermata a Maca, un villaggio sulla strada per tornare a Chivay, dove, come in tutta la valle, ci sono banchetti di artigianato ma soprattutto, locali con aquile e alpaca, che vengono usati per farsi le foto con i turisti, pagando. C'è, come vedete dalle foto, una curiosa chiesa dell'epoca coloniale. SI prosegue fino a tornare a Chivay, dove veniamo infilati dentro un ristorante con servizio a buffet, si mangia quanto basta, io ancora abbastanza sottosopra per l'altura, e si chiacchiera con i compagni di escursione. A quel punto, in pratica l'escursione è terminata, se si eccettua un'altra fermata durante il ritorno ad Arequipa. Si risale e si riscende, si passa nuovamente da 4.950 metri di altezza.
Si arriva in hotel che sono quasi le 19, piuttosto sottosopra e con sintomi di febbre. Per l'ennesima volta, ordiniamo da asporto, ci sediamo ai tavolini della colazione, e ceniamo. Domattina si riparte verso Puno e il lago Titicaca, altra tappa direi fondamentale. L'auto è a posto, il conto dell'hotel saldato. Domani la tappa è relativamente corta, e l'hotel a Puno ci è stato gentilmente prenotato dal personale de La casa de Tin Tin, su suggerimento della señora Ana. L'unica cosa che dà fastidio è il malore, il fastidio di cui entrambi stiamo soffrendo, ognuno alla sua maniera, derivato dall'altura.
Altra foto della chiesa coloniale di Maca, stavolta nella mia "visione" |
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